Viva la libertà di Roberto Andò
Enrico Oliveri (Toni
Servillo), segretario del principale partito dell'opposizione, spossato e
demotivato, decide di mettere distanza tra sé, gli affetti ed il partito e di
concedersi una pausa. Volato, in gran segreto a Parigi, è ospite di Danielle
(Valeria Bruni Tedeschi), con la quale un tempo ebbe un tempo una travolgente
storia d’amore. Andrea Bottini (Valerio Mastandrea), fedele collaboratore di
Olivieri, prova a mettere la cosa a tacere ma poi, messo alle strette, decide di
sostituirlo con Giovanni, il fratello gemello, un tipo bizzarro, appena dimesso
da una clinica psichiatrica, che non mancherà di stupirlo e di regalargli
sorprese.
Andò abbandona i toni
sospesi e pensosi delle pellicole precedenti e, sposando i tempi della commedia,
impagina una storia divertente e ricca di colpi di scena.
L’idea del gemello che
prende il posto del fratello onorevole non è però originale e fu già utilizzata
da Luciano Salce nell’esilarante
La pecora nera,
con Vittorio Gasmann nei panni del mattatore. A differenza della pellicola
diretta da Salce nel 1968, Andò regala al gemello “folle” dei grumi di autentica
saggezza e nel finale non fa trionfare l’inciucio e la corruzione ma lascia
sperare che la ventata di novità,sincerità e pulizia messa in moto da Giovanni
sia raccolta dal fratello e da tutto il suo partito.
Alcuni dialoghi sono affilati. Su tutti la serafica risposta che Giovanni regalerà ad un giornalista che gli chiede con quali forze politiche il suo partito si alleerà:“Il consenso giovanotto è una cosa seria, non ha niente a che fare con le alleanze. L’unica alleanza possibile oggi è con la coscienza della gente.” Il film, fin troppo esaltato dalla critica ha fatto incetta di Nastri d’argento e di David di Donatello. Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Valeria Bruni Tedeschi sugli scudi. Nel cast Michela Cescon ed Anna Bonaiuto.