Good morning , Aman

 

In principio erano Pummarò di Michele Placido Saimir di Francesco Munzi, Cover boy di Carmine Amoroso. A rinfoltire la schiera di pellicole italiane che affrontano la delicata tematica dell’integrazione razziale si aggiunge Good morning, Aman, opera prima di Claudio Noce, presentato con successo alla Settimana della Critica all’ultima Mostra del Cinema di Venezia ed attualmente nelle sale. Il film ambientato nel quartiere Esquilino a Roma, narra le vicende di Teodoro (un superlativo Valerio Mastandrea), ex pugile quarantenne, scoppiato, imploso dentro e dal passato oscuro e di Aman (interpretato da Said Sabrie, diciottenne italiano di origini somale), un ragazzo rabbioso, sfrontato, con una gran voglia di vivere. Come in ogni film di formazione che si rispetti, nel corso della vicenda, queste due anime dolenti, disperse ed alla ricerca della loro identità, s’incontrano, si sorreggono e diventano amici inseparabili. L’incontro con una giovane prostituta (Anita Caprioli) sembra offrire loro nuovi palpiti, prima dello struggente e poetico epilogo chiude la vicenda.

 

“Fin dall’inizio, afferma Noce, insieme agli sceneggiatori Heidrun Schleef, Elisa Amoruso e Diego Ribon, volevamo raccontare più che una storia di emarginazione e di integrazione etnica e razziale  quella di un adolescente nero di seconda generazione, che si sente italiano a tutti gli effetti, che ragiona come i suoi coetanei, che vuole riscattarsi ma che per il colore della propria pelle, si sente ingiustamente messo da parte ed emarginato. Il progetto è di tre anni fa e nella sceneggiatura iniziale Teodoro era un sessantenne ma quando Valerio ha accettato di interpretare quel ruolo ci siamo accorti che Teodoro era un uomo che non aveva età e che poteva avere anche quarant’anni.”

 

Valerio Mastrandrea, nella doppia veste di interprete e di produttore, crede fermamente nel film.

 

“Il film è di Claudio ma, grazie all’impegno di tutti, abbiamo discusso con lui sin dal pre-montato. Teodoro, il personaggio che interpreto è un bianco bastonato che si è emarginato da solo, che non ha strumenti per affrontare la vita ed ha scelto di rinchiudersi in casa. Aman, all’opposto, è un giovane nero ribelle che morde, che chiede un posto in società. Quando Teodoro lo incontra riceve da lui come uno stimolo elettrico. A differenza della Francia e dell’Inghilterra, il nostro paese non è abituata all’immigrazione eppure gli italiani di seconda generazione sono il futuro della nostra società.  Avevo deciso di non lasciarmi coinvolgere nei progetti di giovani registi esordienti, pieni di energie e che soffrono e poi si ammalano se il film non va bene ma la storia mi ha appassionato talmente che, quando sono nati dei problemi di natura economica che rischiavano di bloccare la lavorazione, ho deciso di co-produrlo. E’ un momento difficile da un punto di vista economico per il cinema italiano ma, paradossalmente, credo, visti i pochi soldi che ci sono in giro, che faranno film ed andranno avanti solo chi ha idee.”

 

Articolo pubblicato su Epolis - 17.11.2009

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