The grudge di Takashi Shimizu- USA -
2005
Non è dato sapere se i registi horror
abbiano mai letto Winnicot o gli altri psicoanalisti inglesi, allievi di Melanie
Klein. Quello che è certo è che, secondo loro, l’identità di un soggetto si
forma nei primi mesi di vita, osservando, come in uno specchio, gli occhi della
madre. Se la donna è serena e tranquilla, trasmette al piccolo una sensazione di
benessere; se (costantemente) irrequieta ed ansiosa, il futuro equilibrio
mentale del bambino verrà compromesso. Tahashi Shimizu, nel suo ultimo film "The
grundge" costruisce un horror che si basa principalmente sulla serialità di una
scena: un paio di occhi sbarrati che in/seguono lo spettatore per tutta la
durata del film. L’effetto (regressivo?) che ne deriva è naturalmente
inquietante, ansiogeno e carico di suspense. Prodotto da Sam Raimi, regista di
culto del genere horror, la pellicola si avvale di un buon impianto narrativo,
di un ottima fotografia di Lukas Ettlin e di Hideo Yamamoto (che virano spesso
le scene in uno splendido azzurro) e di una colonna sonora sincopata che aiuta a
tenere ancora più elevata la tensione del film. Qualche strizzatina a "Spider"
di Cronenberg ed un paio di scene da brivido fanno il resto. Girato con maestria
dal mago dell’horror giapponese, Tahashi Shimizu, il film è il remake di "Ju-
On", pellicola che lo stesso regista diresse in passato sia per
Recensione pubblicata su L'Articolo- Redazione napoletana
del "L'Unità" - 12-01-2005