Intervista a Paolo Taviani
Di fronte ad una nutrita presenza di
studenti, nella “Sala Marco Biagi”, ospite di “Filmidea”, è stato
proiettato “Padre padrone”, diretto da Paolo e Vittorio Taviani. Il film,
prodotto dalla RAI, nel 1977, fu presentato al Festival di Cannes, dove vinse la
“Palma d’oro”.
Paolo (dei due fratelli è quello senza
baffi, né berretto in testa) è un simpatico “toscanaccio” e parla volentieri del
suo “vecchio” film.
“Padre padrone” era tratto dall’omonimo
romanzo autobiografico di Gavino Ledda. Gavino non venne mai sul set ma una
volta gli facemmo vedere la scena nella quale il padre picchia violentemente il
bambino che cade in terra e crolla. L’uomo capisce di essere andato troppo
oltre, tenta di rianimarlo, non ci riesce ed emette un urlo, credendolo morto.
Allora il padre inizia a cantare una nenia dolorosa che giunge anche agli altri
pastori. Gavino vide la scena ed iniziò a piangere e solo allora potè sfogare il
rancore che aveva accumulato negli anni e che non gli aveva permesso, fino ad
allora, di provare pietà per il padre. Anche il padre è una vittima ed è
obbligato ad esercitare quel tipo di potere sul figlio. Il padre, poi, noi
l’abbiamo conosciuto veramente ed era più “cattivo” di quanto fosse apparso nel
nostro film. Era convinto che tutto, anche il romanzo del figlio, fosse un dono
divino. Un giorno aprì un cassetto ed iniziò a leggere delle poesie, anche molto
belle, che aveva scritto. Dopo, senza battere ciglio, ci disse: “Io non mi vanto
come ha fatto mio figlio.”
Rivisto a distanza di anni, “Padre
padrone” colpisce ancora oggi per la sua straordinaria forza visiva.
“Generalmente non riguardo mai i film
che ho girato perché li trovo brutti. Sei un'altra persona, le stagioni
culturali di quando hai girato il film sono completamente diverse. E poi c’è
sempre quel tuo “migliore film” che diventa una persecuzione. E quando fai
vedere il tuo nuovo film, tutti ti dicono: Si, però non è come quell’altro…”
Orson Welles diceva: “Ho cominciato dalla vetta con “Quarto potere”. Quel film è
stato la mia condanna.”
Il discorso scivola sui loro capolavori
(“I sovversivi”, “San Michele aveva un gallo”, “Allosanfan”, “La notte di san
Lorenzo”…) e sulla loro innegabile passione per la letteratura: “Kaos” e “Tu
ridi” sono film tratti da Pirandello e “Le affinità elettive” da Goethe…
Per l'intervista completa si rimanda al volume "Psycho cult" di Ignazio Senatore (Centro Scientifico Editore-2006)