Supersize me

 

Immaginate un napoletano che, con un film, attacchi le quote caloriche contenute nella pizza, un toscano che lanci strali contro la bistecca alla fiorentina od un romano che critichi l’abbacchio? Da noi tutto questo sarebbe impensabile; in America, non solo è possibile mettere il dito sulla scorretta alimentazione del Paese ma è una scelta necessaria, obbligata e “politicamente corretta”. Colpire il cuore del sistema. Non era, forse questo uno degli slogan più in voga negli anni passati?  Morgan Spurlock sembra essersi ispirato a questo principio quando, qualche tempo fa (era il 2002) è andato a ficcare il naso, per meglio dire la bocca e la gola, nella famosissima catena del marchio Mac Donald’s. Il regista- scrittore, vegetariano convinto ed acceso sostenitore di una educazione alimentare, corretta ed equilibrata, dopo aver visto, in televisione, un documentario su due ragazze obese che avevano citato la famigerata catena di fast-food, ha deciso di immolarsi come cavia e di nutrirsi, esclusivamente, con i prodotti che venivano smerciati in questi anonimi e spersonalizzanti templi del sapore americano. Il suo obiettivo? Dimostrare che quel tipo di cibo, somministrato a milioni di americani (bambini compresi) nuoce gravemente alla salute. Coadiuvato da un’equipe di medici composta da un internista, da un gastroenterologo e da un cardiologo, il nostro eroe si è nutrito per un mese intero (e per tre volte al giorno) solo dei famosi hamburger, patatine ed hotdog serviti in queste famigerate multinazionali del gusto e del palato americano. Il risultato? In breve tempo, la sua salute (che fino ad allora era praticamente perfetta) è andata man mano precipitando; i valori ematochimici sono completamente saltati, il fegato si è (quasi) spappolato ed il suo peso ponderale ha registrato un aumento di ben tredici chili. Morgan Spurlock, dopo essere stato giudicato dall’equipe medica “un soggetto altamente a rischio di vita” ha dovuto, suo malgrado, interrompere la degustazione dei succulenti panini ed hot-dog. Da questa sua emozionante, autodistruttiva  e “folle”esperienza, lo scrittore ne ha tratto un volume “Non mangiate questo libro” (edito in Italia da Fandango) che ha suscitato un enorme strascico polemico in patria. La Mac Donald’s, a seguito delle contestazioni ricevute per i suoi malsani panini ipercalorici, ha ritenuto opportuno ritirare dalla catena dei suoi fast-food, il “famoso” “Super-size”, supersbobba che veniva servita, a tutti gli insaziabili jankee, accompagnato da due litri di Coca Cola. Come spesso accade il libro è diventato un film (“SuperSize- me”) in arrivo questi giorni nelle sale. A seguito di quel piccolo terremoto che ha già causato in Patria, il documentario ha già creato diversi problemi alla distribuzione in Italia. Il motivo? Le nostre allegre famigliole, felici e contenti, non si nutrono (forse) prima gli occhi con un film e, successivamente, la pancia con un gigantesco panino all’hamburger o con un super hot dog? E quale multisala potrebbe, allora, mai proiettare un film come “Super size” che andrebbe contro i propri interessi ? Un doppio grazie, quindi, alla Fandango che, “sconvolgendo” le regole di mercato, sta “coraggiosamente” distribuendo questo film in Italia. Al di là del contenuto sovversivo della pellicola, “Super size” ha raggranellato, qua e là, diversi riconoscimenti come il Premio per la migliore regia al Sundance Festival del 2004 ed una candidatura all’Oscar come miglior documentario. Non resta che augurare a tutti gli spettatori, buon (?) appetito.

 

 Recensione pubblicata su L’Articolo- Redazione napoletana de L’Unità – 7-4-2005

 

 

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