Il Festival di Ravello apre ai fotomontaggi della Stern

 

Grete Stern fu una delle artiste tedesche più eclettiche del panorama internazionale degli Anni Trenta e Quaranta. Nel 1930 con la sua amica Ellen Auerbach fondò a Berlino lo studio grafico e pubblicitario “Ringle + Pit”. Costretta ad emigrare in Germania, dopo l’avvento al potere di Hitler, si trasferì a Londra e successivamente in Argentina. Amica di intellettuali di prestigio come Jorge Luis Borges, Bioy Casares e Victoria Ocampo, iniziò a collaborare nel 1948 alla Rivista “Idilio” di Buenos Aires. Questa pubblicazione, diretta prevalentemente ad un pubblico femminile, comprendeva due sezioni molto originali per l’epoca: un fotoromanzo e la rubrica “La psicoanalisi vi aiuterà”, una sorta di piccolo vademecum per i lettori affinché potessero auto-interpretare i loro sogni.

La Stern, con le sue fotografie in bianco e nero, aveva il compito di illustrare quest’ultima sezione e di affiancare il commento dello psicoanalista italo-argentino Gino Germani che, al tempo, si firmava con lo pseudonimo di Richard Rest .

I fotomontaggi che lei stessa denominò “Suenos” (Sogni) erano suddivisi per aree tematiche ed illustravano i sogni “di emozione” (quelli di liberazione, di crollo di trionfo e di piacere, di rinascita, di contrasto, di purificazione, d’indecisione) i sogni di oggetti (sogni di imbarcazioni, di bambole, di vestito, di animali, di orologi, di scale) i sogni con elementi psicopatologici (sogni di persecuzione, di pericolo, di sdoppiamento) e quelli che descrivevano alcune modalità tipiche del funzionamento onirico (sogni di proiezione, di condensazione, d’identificazione).

Dalla visione di questi capolavori fotografici è possibile intuire come l’artista tedesca fosse irresistibilmente attratta dai massimi esponenti del movimento surrealista (Max Ernst, André Breton, Salvador Dalì, Luis Bunuel) e dalle fascinazioni visionarie di George Grosz, René Magritte e Marc Chagall.

La sua cifra stilistica era basata essenzialmente sul fotomontaggio e sulla scomposizione dell’immagine fotografica. Per ottenere i suoi mirabolanti effetti ottici, la Stern si avvaleva di una serie di artifici tecnici quali l’ingrandimento delle figure umane  (effettuato con una ripresa molto ravvicinata) il rimpicciolimento degli oggetti, il collage ed i trucchi fotografici, espedienti tecnici che essendo tutti ben dosati, ammantavano la stessa immagine di un effetto onirico e “perturbante”.

Essendo prevalentemente rivolto ad un pubblico femminile, le protagoniste di questi fotomontaggi erano soprattutto delle donne ed i modelli di cui si avvalse la Stern per le sue straordinarie fotografie furono per lo più persone di famiglia come la figlia Silvia, la cameriera ed amici.

Per la loro straordinaria carica emotiva, le singole foto sembrano puntare diritto al cuore e all’inconscio dello spettatore. Grete Stern con queste sue folgoranti rappresentazioni oniriche riesce non solo a “fotografare” i sogni ma lo fa alcune volte, in maniera ironica e trasgressiva; altre volte, le denota con quel tocco di magia, tipico del dispositivo fotografico.

“Una fotografia è un segreto su un segreto” amava affermare Arbus. Grete Stern, con questi suoi modernissimi fotomontaggi riesce ad amplificare a dismisura questo segreto.

Come spesso accade agli artisti più talentuosi e geniali della loro epoca, l’Abril (la Casa Editrice della Rivista) non comprese al tempo la straordinaria valenza artistica di quelle foto e quando la stessa Stern decise nel 1967 di farne una mostra le rispose che gran parte erano state tutte  (o quasi) buttate via.

Organizzata  nell’ambito del Ravello Festival 2004, la mostra fotografica  è curata da Cesare de Seta e Irma Arestizabal ed è basata su una ricerca di Luis Priamo ed espone 46 fotomontaggi originali fotografati dalla stessa Stern e le fotografie digitalizzate di 148 fotomontaggi che l’artista tedesca pubblicò sulla Rivista argentina “Idilio” dal 1948 al 1951.

La mostra dal titolo “Greta Stern. Sogni”, inserita nell’ambito della Sezione “Arti visive” dedicata ad Escher è aperta fino al 31 agosto.

 

L’Articolo- Redazione napoletana de L’Unità – 25- 7- 2004

 

 

Torna alla Homepage »