Intervista a Paolo Sorrentino

 

Ci sono persone silenziose, schive, che tengono la lingua a freno per celare il proprio vuoto affettivo. All'opposto c'è chi non diserta le emozioni e le affronta con il petto in fuori ed a viso aperto. Paolo Sorrentino appartiene di certo alla seconda categoria. Giovane autore di talento con "L'uomo in più", sua pellicola d'esordio è riuscito, finalmente, a mettere d'accordo critica e pubblico. Per chi l'avesse persa, un'occasione irripetibile. Stasera il regista presenterà il suo film al Parco del Poggio, nell'ambito della Rassegna "Accordi@disaccordi", ideata da Pietro Pizzimento. Per quest'ultimo un plauso particolare. Grazie al cartellone proposto, è riuscito a coniugare cinema "commerciale" ed autoriale ma soprattutto, a dar vita a degli interessanti incontri tra il pubblico e registi d'eccezione come Paolo Sorrentino, Lucio Gaudino, Maurizio Fiume ed Ilaria Borrelli.

"L'uomo in più", pellicola sceneggiata da Sorrentino, intreccia "idealmente" due storie. La prima,  interpretata da Toni Servillo che narra di un cantante "melodico" che dannerà inesorabilmente la propria anima. La seconda, è liberamente ispirata alle tragiche vicende di Agostino Di Bartolomei, il compianto calciatore della Roma. Due storie di perdizioni, due "loser" che scenderanno inesorabilmente negli abissi e negli inferi. Inutile tesserne le lodi. Il ritmo è serrato, la trama ti avvolge sin dalle prime sequenze e gli attori sono al massimo della forma.

Quando avanzo l'ipotesi che la recitazione di Tony Servillo era (forse) leggermente sopra le righe e quella di Andrea Renzi, un po' troppo dispersa, Paolo, prontamente ribatte:

"Tony per questa sua interpretazione ha vinto premi su premi. Lui è un personaggio estremo, esibizionista. E' il personaggio semmai a gigioneggiare e ad essere sopra le righe, non certo l'attore. Per quanto attiene Andrea, non condivido la tua sottolineatura."

Napoletano doc, Sorrentino non si limita ad adattare per il grande schermo, romanzi o storie già narrate da altri ma ama sceneggiare i suoi film. Per le inquietanti tessiture delle sue trame narrative è stato spesso paragonato a Matteo Garrone. Paolo sembra gradire il lusinghiero accostamento.

"Come Matteo non sono autobiografico ed entrambi crediamo che il cinema debba essere "eccezionale", nel senso che deve raccontare storie non comuni, ma d'eccezione. Credo molto in un cinema più violento, di potenza, più che in quello sussurrato."

Il suo ultimo film "Le conseguenze dell'amore" è stata l'unica pellicola italiana presentata a Cannes.

Il titolo fa riferimento ad una storia d'amore da cui scaturiscono una serie di conseguenze per il protagonista della vicenda. Il film è ambientato in Svizzera e narra di un grigio travet vive in un anonima camera d'albergo e ricicla denaro sporco della mafia. C'è molta attesa per questa pellicola che sarà nelle sale il 24 settembre e che Sorrentino "presenterà" a Napoli il 5 ottobre alle ore 18.00 da Feltrinelli- Libri e Musica. Nel cast, il suo attore simbolo, Toni Servillo, affiancato da Adriano Giannini, Olivia Magnani, Raffaele Pisu ed Angela Goodwin. Paolo preferisce non svelare nessun retroscena della pellicola ma, grazie a qualche piccola indiscrezione, sembra trasudi di straziante umanità. Da qualche sua battuta, s'intuisce l'aria che si respirerà nel film.

"Le storie che racconto sono molto distanti da quello che io sono nella realtà. Nel mio cinema sono i personaggi che vorrei essere e che non sono. Amo il personaggio interpretato ne "Le conseguenze dell'amore" da Toni Servillo. Sono ispirato dalle persone che conosco e che ammiro e che sono celebri più per il male che per il bene. A me delle persone piacciono più i difetti che i pregi. Trovo che queste piccole impurità siano uno specchio della verità dell'uomo. Sono fatto così. Sospetto delle persone buone. Detesto, poi, quelle che s'impegnano nel volontariato."

"Cattivo" per forza, con un sorriso sardonico, prima di salutarmi, mi regala una dotta citazione, presa in prestito da Ottiero Ottieri.

"Il volontariato presuppone la ricchezza."

 

L'articolo- Redazione napoletana del "L'Unità" - 02.9.2004

 

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