Silvio Forever

di Roberto Faenza

 

C’è ancora spazio per un film politico in Italia? Sembrano passati anni luce quando impazzavano sullo schermo le pellicole di Petri, Damiani, Rosi e mentre quest’anno cade il ventennale de Il portaborse di Luchetti, ultima pellicola-scandalo (e di successo) sui politici nostrani, Faenza, regista bistrattato da sempre dalla critica ed autore dell’impareggiabile Forza Italia ! (1978), ci riprova a destare le coscienze ormai assopite degli italiani con il suo “Silvio forever- Autobiografia non autorizzata di Silvio Berlusconi”, diretta insieme a Filippo Macelloni ed in collaborazione con Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, autori del copione. Gli autori si “limitano” ad utilizzare del materiale d’archivio ed a proporci l’ascesa politica di Silvio Berlusconi, nato con il bernoccolo degli affari e che, sin da bambino, vendeva i temi ai compagni di classe, garantendo loro che, se non raggiungevano il 6-, sarebbero stati rimborsati. L’idea geniale del film non è quella di affondare i colpi contro un politico a dir poco discusso, né di schierarsi a favore o contro, ma di mostrarlo “semplicemente” così come è. Tenendosi alla larga dal film ideologico- militante, gli autori compongono un film fortemente politico che dispiacerà (forse) sia a sinistra  che a destra, e che mostra l’indomito protagonista, narciso e grande affabulatore, mentre rilascia convulse dichiarazioni, racconta divertenti barzellette che lo vedono irresistibile protagonista e prova a difendersi, con le unghie e con i denti, dalle pesanti accuse che gli piovono addosso. Un’operazione autofinanziata, ancor più temeraria e coraggiosa, se si tiene conto della massiccia ed ipersatura esposizione mediatica del personaggio, che lascia sfilare politici e soubrette, mostra le esibizioni canore del protagonista a cui fanno da controaltare le irriverenti performance di Benigni, Cornacchione Dario Fo, Daniele Luttazzi e Marco Travaglio. Apparizioni di Raimondo Vianello, Mike Buongiorno, Piero Cascella ed Indro Montanelli a cui si deve la fulminante battuta sul premier:“E’ il più grande piazzista non in Italia, ma nel mondo.”

 

Recensione pubblicata su Segno Cinema - N. 171 Settembre - Ottobre 2011

 

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