Sideways – In viaggio con Jack di Alexander Payne – USA – 2005

 

 

Miles (Paul Giamatti) è un insegnante delle scuole medie, scrittore provetto ed enologo dilettante. Jack (Thomas Haden Church) è un (ex) famoso attore di fiction e di spot televisivi, tutto muscoli e poco cervello. Ad una settimana dal matrimonio di Jack, in nome della vecchia amicizia, i due decidono di prendersi una bella vacanza e di scorazzare un po’ per l’America. I due incroceranno Stephanie (Sandra Oh) e Maya (Virginia Madesn), due donne alla ricerca di chi possa colmare il loro vuoto interiore. Il film è giocato tutto sulle caratteristiche opposte dei due protagonisti. Jack (una specie di brutta copia di Swarzy) è un’adolescente, un po’sempliciotto e superficiale, che pensa solo a godersi la vita ;Miles, invece, uno scrittore fallito, depresso ed ancora incapace di digerire la separazione dalla sua ex moglie.

Il regista scava a fondo nell’anima di Miles, fino a paragonarlo al suo vino preferito (il Pinot nero); un’uva che ha la scorza sottile ed ha bisogno di molta cura ed attenzione. Ma, forse, a ben guardare, i veri protagonisti della pellicola non sono i due amici per la pelle ma il vino, i vigneti e l’arte della degustazione enologica. E proprio come un vino d’annata, la pellicola prende corpo sul finale, quando il regista abbandona il ritmo della commedia e la tinge di un pizzico di tristezza e malinconia. Sideways”è un “road-movie” atipico, diretto da un regista giovane e di talento, già autore di “A proposito di Schmidt”. Il film ha sorprendentemente suscitato i favori della critica e rastrellato un numero sproporzionato di nomination agli Academy Awards; miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale e miglior attore non protagonista (Thomas Haden Church) e miglior attrice non protagonista (Virginia Madsen). Ma il successo raccolto dalla pellicola è, forse, anche il segno dei tempi e ci conferma come le produzioni indipendenti americane siano state risucchiate dalla grandi Majors. Un tempo, un film selezionato al Sundance Festival era già (quasi) una garanzia di un certo cinema d’autore. Ai giorni nostri, sgomita per vincere un paio di Oscar. Tratto dal romanzo di Rex Pickett.

 

 

 

L’Articolo – Redazione napoletana de L’Unità – 20-2-2005

 

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