Sid e Nancy
di Alex Cox con Gary Oldman, Chloe Webb, Andrew Schofield, Tony London, Perry
Benson - GB – 1986 – Durata
1977. Insieme al chitarrista Steve Jones
(Tony London) ed al batterista Paul Cook (Perry Benson) Sid Vicious (Gary Oldman),
uno scapestrato bassista e Johnny Rotten (Andrew Schofield)
un esuberante cantante fondano i Sex Pistols, una delle band punk più
acclamate tra quelle che si esibiscono nei locali underground londinesi. Sid
incontra Nancy Spungen (Chloe Webb) una tossicodipendente americana e fa coppia
fissa con lei. Partito controvoglia per una tournée in America, Sid, anarchico e
ribelle, si presenta sul palco perennemente ubriaco, dimentica le parole delle
canzoni e finisce per litigare con Johnny che, stufo del suo atteggiamento poco
professionale, abbandona il gruppo. Sid raggiunge
Nancy a Parigi ma, schiavo dell’alcol e della droga, torna in America
dove prova a risalire la china, esibendosi in un paio di concerti come solista.
Nancy è sempre più dipendente dalla droga ed una notte di ottobre del 1978
chiede a Sid di rispettare un patto che entrambi avevano stipulato un tempo per
gioco; lui avrebbe dovuto ucciderla e si sarebbe poi dato la morte. Sconvolto ed
allucinato, Sid prova, invano, a farle cambiare idea ma, incapace di arginare le
sue richieste, l’accoltella. Finito in carcere e rilasciato qualche mese dopo su
cauzione, Sid muore d’overdose di eroina, nel febbraio
Cox confeziona un biopic né romantico,
né edulcorato su uno dei miti della musica punk degli Anni Settanta e, dopo aver
mostrato il cadavere di Nancy, con un flashback ci riporta indietro alle
schioppettanti esibizioni della band ed al primo incontro tra Sid e Nancy. Sin
dalle prime battute s’intuisce che Sid è un ragazzo eccentrico e bizzarro e
completamente sbronzo, va a casa di un’amica disegna con lo spray una gigantesca
X su uno specchio e poi imbatta la parete con una frase scritta a caratteri
cubitali. Il film non ha delle battute di arresto, è girato con ritmo veloce e
sincopato e, ben presto appare chiaro che l’ingresso in scena di Nancy
sconvolgerà ancor più la vita sregolata di Sid. Johnny prova a stare vicino al
suo amico ma Nancy, isterica, viziata e capricciosa, litiga con tutti e finisce
per trascinare con sé Sid nella sua scelta autodistruttiva. Il regista non
regala ai due protagonisti nessun ripiegamento interno, glissa completamente
sulle loro famiglie d’origini e lascia chiaramente intendere che in quegli anni
per i giovani adolescenti londinesi era la norma fare largo uso di sostanze e
bere birra e whisky a gogò. A differenza delle altre pellicole che mostrano
degli adolescenti con comportamenti tossicomanici, Cox mostra un protagonista
che non s’aggira per i bassifondi della città, non si prostituisce per
procurarsi la droga ma, grazie ai proventi di dischi e tournée si da alla pazza
gioia e saltella da un albergo di lusso all’altro. Stilisticamente il regista
sceglie di non mostrarci i classici buchi in primo piano ed il solito drogato in
crisi d’astinenza ma una banda di scoppiati che provano i pezzi musicali sempre
strafatti, e che bruciano al loro vita iniettandosi in vena qualsiasi sostanza.
Il film è un tripudio di alcol che scorre a fiumi e di sostanze che i
protagonisti assumono ad ogni occasione.
Sul finale, in una scena simbolo la stanza d’albergo dove Sid e Nancy
alloggiano sta andando a fuoco ed i due, imbottiti di droga, senza reagire,
rimangono immobili a letto, con lo sguardo perso nel vuoto. Cox non da grande
spazio alle esibizioni in pubblico della band ma regala una colonna sonora da
sballo; grande cinema con il sogno/incubo di Sid che canta
My way di Paul Anka e Claude Francois.
Stralcio da “Vero come una finzione” Springer Editore – 2010 di Matteo Balestrieri, Stefano Caracciolo, Riccardo Dalle Luche, Paolo Iazzetta, Ignazio Senatore