Il sesto senso (The sixth sense)

di M. Night Skyamalan con Bruce Willis, Haley Joel Osment, Olivia Williams, Tony Collette, Donnie Wahlberg - USA – 1999 - Durata 107’- V.M 14

 

Malcolm Crowe (Bruce Willis) esperto e stimato psicologo infantile ha in cura il piccolo Cole Sear (Haley Joel Osment) un bambino di nove anni che, dopo non poche resistenze, gli confida di essere  dotato di strani poteri che gli permettono di vedere “le anime in pena e tormentate dei morti” che non hanno trovato pace nell’Aldilà. Malcolm rimane completamente affascinato da questo ragazzino timido, schivo e riservato, si commuove alla sua storia che lo assorbe sempre più al punto da trascurare sempre più la moglie Anna (Olivia Williams). Nel corso delle sedute il dottore prova a districare l’intricata matassa, a comprendere come mai Cole sia ossessionato da quelle terrificanti visioni e proprio quando sembra sul punto di mollare, riesce a convincere il piccolo a guardare in faccia la realtà ed a superare le paure che lo attanagliavano. Il finale è accecante, poetico e spiazzante.

Ghost-thriller più d’atmosfera che d’intreccio che rapisce fin dalla prima inquadratura e che ha dato vita a numerosi di tentativi di imitazione. Shymalan s’avvicina ai temi del mistero e del sovrannaturale con uno sguardo assolutamente originale ed apre la vicenda con una scena inquietante che fulmina lo spettatore; Malcolm è in casa con la moglie quando Vincent (Donnie Wahlberg) da bambino paziente del dottore, divenuto adulto, lo accusa di averlo abbandonato, lo spara e poi si suicida. Da quel momento in poi il regista conduce lo spettatore in un regime di credenza che lo spinge a rimuovere questa scena iniziale ed a seguire le palpitanti vicende del tenero, disarmante ed indifeso piccolo protagonista che assalito dalle terrificanti visioni, nel corso del film, a Malcolm confida “Vedo la gente morta. Vanno in giro come persone normali. Non sanno di essere morti.”. Ed è proprio l’idea che la relazione terapeutica tra lo psicologo ed il piccolo paziente funzioni proprio perché Crowe, da morto, possa entrare in contatto con il mondo delle tenebre, turba, genera inquietudine e lascia i brividi addosso. Indimenticabile la scena di Crowe che, per cercare di legare con il piccolo paziente, fingendo di saper leggere nella sua mente, gli propone un simpatico gioco; se ha indovinato i suoi pensieri Cole deve avanzare verso di lui, se ha sbagliato, indietreggiare. Sullo sfondo la figura di Lynn (Tony Collette) la madre di Cole con un matrimonio fallito alle spalle. Sei candidature all’Oscar 2000; miglior film, migliore regia, migliore sceneggiatura, miglior montaggio, miglior attore protagonista (Haley Joel Osment) e migliore attrice non protagonista (Tony Collette).

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