Saturno contro di Ferzan Ozpetek –
Italia – 2006
Non è il caso di scomodare
Seymour Chatman, gli strutturalisti ed i formalisti russi ma l’ultimo film di
Ferzan Ozpetek ripropone prepotentemente la vecchia distinzione tra storia e
discorso. “Saturno contro” racconta di morte, di passioni, di amicizia, di
coppie gay, di tossicofilia e di tradimenti coniugali ma la debolezza del film
non risiede nei temi trattati ma nella modalità stilistiche e visive con le
quali il talentuoso regista turco li ha affrontati.
C’è chi crede che il cinema
debba essere sempre regressivo e che abbia il compito di educare lo spettatore
alla disattenzione, all’insolito, all’inatteso, a rivolgere lo sguardo oltre i
margini dell’inquadratura. Il film di Ozpetek è, invece, visivamente troppo
sorvegliato, non avanza verso l’ignoto, non spiazza, non coglie di sorpresa ma
si limita a narrare, in maniera un po’troppo scolastica, le vicende di un gruppo
di amici. Ed anche se la relazione amorosa tra Davide (Pierfrancesco Favino) e
Lorenzo (Luca Argentero) è tratteggiata con soave tenerezza, gli altri
personaggi della vicenda appaiono troppo sfuocati, incerti e sfumati. Angelica
(Margherita Buy), psicologa dell’ASL, dopo aver scoperto il tradimento di suo
marito Antonio (Stefano Accorsi) con Laura (Isabella Ferrari) sembra incapace di
dar voce all’inferno che le divampa nel cuore; Roberta (Ambra Angiolini) ribelle
e disinibita, amante dell’astrologia e delle trasgressioni, seppellisce dentro
di sé le angosce che la divorano, sniffando ogni tipo di droga; Paolo
(Michelangelo Tommaso) Nival (Serra Ylmaz), Sergio (Ennio Fantastichini),
Roberto (Filippo Timi) e gli amici che rimpolpano il nutrito gruppo che ruotano
intorno a Davide e Lorenzo, sembrano aver messo la museruola alle proprie
emozioni ed appaiono troppo ai margini della vicenda. Peter Greenway soleva
affermare che il cinema è un mezzo d’espressione troppo ricco per lasciarlo ai
narratori di storie ed Ozpetek, con questa sua ultima pellicola, sembra dargli
maledettamente ragione. Anche se mancano (per fortuna) i grumi di disperazione,
gli sguardi persi nel vuoto ed i fiumi di lacrime, dopo la scomparsa di Lorenzo,
le continue apparizioni/sparizioni dei personaggi finiscono per frammentare
ancora di più la narrazione ed il tradimento di Antonio, le sniffate di
Roberta, le velenose frecciate di Nival, l’ambiguità sessuale di Paolo,
finiscono per diventare vicende fin troppo piccine, insulse e banali. E se fosse
proprio questo il segreto intento del regista? Ma, trattando un argomento così
assorbente e poroso come quello della morte, dal ricovero in ospedale di Lorenzo
in poi, è come se Ozpetek, congelasse il tempo della narrazione, condannando il
film, alla vana e disperata ricerca di una propria identità. Nel suo scritto “I
Romani al cinema” Roland Barthes, dopo aver analizzato il Giulio Cesare di
Mankiewicz resta folgorato da un segno; tutti gli attori in scena (cospiratori,
soldati, gente del popolo) fatta eccezione di Giulio Cesare, sudano perché,
prima di compiere la congiura, si dibattono in se stessi. “Saturno contro” narra
(non solo) della morte di Lorenzo colpito da un improvvisa emorragia al
cervello, eppure nel film la carne sembra completamente assente. Invece di
mostrare corpi che si amano, che agitano tra le lenzuola, che soffrono, che
rantolano, che urlano al mondo l’umana finitezza, Ozpetek li fa muovere come
ombre sullo schermo, cancellando, di fatto, la loro fisicità. Nonostante le
imperfezioni ed i limiti estetici, Ozeptek è regista di talento ed il film ha
l’innegabile pregio di essere dubitativo e non affermativo e di non proporre
tesi. Un plauso per la fotografia dai colori caldi e pastosi, per la splendida
colonna sonora (dalla struggente “Passione” di Neffa, al variopinto “Remedios”
di Gabriella Ferri) e per le prove di Ambra Angiolini, Milena Vukotic e Luigi
Diberti che, a dispetto degli altri attori che recitano quasi imbambolati
davanti alla macchina da presa, appaiono straordinariamente convincenti.
Dalla Rivista Segno Cinema
N- 144 - 2007