Intervista Gabriele Salvatores
“Credo che il cinema debba far nascere desideri e che li debba comunicare”. Fedele a questa sua storica affermazione Gabriele Salvatores ha sempre spiazzato lo spettatore con le sue poetiche ed intense storie nomadi e di frontiera. Dal 12 dicembre è nella sale Come Dio comanda, ultimo film del talentuoso e visionario regista napoletano, tratto come il precedente Io non ho paura da un romanzo di Niccolò Ammanniti. La vicenda, dura, cupa e tagliante, è ambientata nel Nord Est d’Italia e narra dell’intenso rapporto tra un padre violento (Filippo Timi) suo figlio (Alvaro Calca) ed il loro amico Corrado (Elio Germano) soprannominato Quattro Formaggi, un individuo dall’equilibrio mentale decisamente precario.
Dove nasce l’urgenza di dirigere questo film?
"Non parlerei di una vera e propria urgenza. Ti innamori di una storia e ti sembra interessante raccontarla. L’idea è venuta fuori da Io non ho paura, il film che avevo tratto nel dall’omonimo romanzo di Niccolò dove raccontavo la storia tra un padre e di un figlio. In quel film il figlio aveva dieci anni e disobbedisce al padre; in questo è più cresciuto, ha quattordici anni e, pur accettandolo, scopre che il padre non è Dio, che c’è qualcosa di sbagliato in lui e lo manda in crisi. "
Qualche critico ha definito il suo ultimo film una favola nera ed ha tirato in ballo Shakespeare.
"Il film è legato alla realtà, non ha un taglio sociologico ed ha delle dimensioni archetipiche. Poiché c’è un bosco di notte, luogo della paura, potremmo dire che ricorda le commedie di Shakespeare ed ha come protagonisti un padre, un figlio, un matto ed una notte di tempesta che cambia i loro destini."
Agli inizi della sua folgorante carriera si affidava a delle sceneggiature scritte di suo pugno. Perchè ha scelto poi di tradurre sullo schermo prevalentemente dei romanzi?
"Ho scelto quei romanzi che raccontavano la realtà. L’incontro con Niccolò Ammaniti è diventato poi anche un’amicizia, uno scambio che ha coinvolto sia lui che me. "
Come è cambiato negli anni il suo sguardo?
"Sto imparando a fare cinema, giorno dopo giorno. Sono partito dal piacere di raccontare una storia, poi, con il passare del tempo, ti interroghi sul come raccontarla e su che stile e linguaggio cinematografico utilizzare. Ho fatto commedie che proponevano una serie di riflessioni poi la realtà che ci circonda mi ha influenzato. Nel futuro credo che tornerò a dirigere una commedia con le tinte più scure e sto lavorando a due soggetti originali."
Come mai dopo aver ottenuto l’Oscar nel 1991 con Mediterraneo non si è trasferito negli States per giocarsi la carta del mercato internazionale?
"Dopo Mediterraneo mi hanno fatto delle offerte, ma volevo rimanere nel mio Paese, affondare nella mia lingua e nella mia cultura. Amo il cinema americano ed anche se la nostra industria cinematografica è più debole, preferisco lavorare con delle storie di qui, con degli attori italiani. Se fossi andato in America avrei finito per dimenticare le mie storie, i miei pensieri ed avrei dovuto sposare le logiche del mercato.
Alcuni registi al termine della lavorazione di un film si sentono spossati, affaticati, senza energie, perché la storia che hanno messo in scena, li ha divorati dentro. Dipende da film a film. Girarlo ai Caraibi è più facile. Fare un film è un viaggio coinvolgente e questo film per me è stata un’esperienza molto faticosa. Credo però che noi registi abbiamo il privilegio di fare un lavoro che ci permette di esprimerci e dobbiamo ringraziare le tante persone che rendono questo possibile. La fatica vera è però quella di un padre che lavora dieci ore al giorno per settecento euro al mese."
Recentemente si è schierato contro l’aumento dell’IVA per le Pay-Tv?
"Non sono favorevole ad alzare l’IVA sui dischi, sui libri e credo che una televisione che proietti dei film non sia da considerare un bene di lusso."
In futuro la vedremo fare politica al fianco di Moretti?
"La mia politica sta all’interno dei mie film. Moretti si è coinvolto personalmente nella politica e gliene sono grato."
Articolo pubblicato su "Epolis"- 9-12-2008