Intervista Roberto Faenza
Ci sono registi come Roberto Faenza che non sono omologabili e che, film dopo film, amano disorientare lo spettatore, prendendolo alla sprovvista. Ne “Il caso dell’infedele Klara”, pellicola da ieri nella sale, tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore ceco Michal Viewegh, il regista torinese declina il tema della gelosia e, disertando il dramma passionale malsano, incandescente e febbricitante, sceglie un tono che, secondo le dichiarazioni del regista “è un mix di ironia, passione, commedia e noir”. La vicenda, ambientata in una Praga magica ed avvolgente, narra della gelosia di Luca (Claudio Santamaria) che si strugge, tormentato all’idea che la sua amata Klara (Laura Chiatti) possa essergli infedele. Arricchito da più storie che si volgono in parallelo ed impreziosito da sottili ed insidiose trappole narrative, il film ti avvolge e ti conduce in un regime di credenza dove non è più possibile stabilire chi, tra i due giovani protagonisti, sia la vittima ed il carnefice. La storia si dipana intorno ad un enigmatico e spiazzante interrogativo “E se le vittime fossero i traditori, costretti a tradire per comprare un attimo di felicità?” e narra con”leggerezza” il malessere di chi, fragile ed insicuro, corroso dalla gelosia, s’affida ad un detective (interpretato da un convincente Iain Glen, che vestì i panni di Gustav Jung in “Prendimi l’anima”) per far pedinare l’amata.
“Sono sempre stato attratto dal tema della gelosia, afferma il regista, che ha fatto capolino anche nei miei film precedenti come “Prendimi l’anima” ed “I giorni dell’abbandono”. La gelosia è per me un corollario dell’amore e non può esserci amore se non hai paura di perdere l’oggetto amato. Mi interessava raccontare l’emarginazione di chi, essendo geloso, è visto male dagli altri, non si sente accettato e, convinto che nessuno lo potrà aiutare, come gesto estremo, s’affida ad un detective. Nel film ho sviluppato molto il rapporto tra Luca ed il detective che diventa protettivo nei suoi confronti. Luca non è un paranoico ma non riesce a dominare il demone che è dentro di lui. Per aiutarlo a reggere la realtà il detective gli nasconde delle piccole verità perché ha compreso che è un personaggio fragile ed insicuro. Ho scelto Praga non solo perché la vicenda del romanzo è ambientata in quella città ma perché la trovo una città molto surreale. Rispetto al romanzo ho fatto solo qualche piccola modifica ed il personaggio di Luca diventa un musicista italiano.”
Il film è girato in inglese ed il regista difende la sua scelta.
“Nessuno sa che “Sostiene Pereira” l’ho girato in francese. Ricordo che Mastroianni quando era sul set, dopo aver notato che quasi tutti gli attori erano francese mi disse: “Perché non lo giriamo in francese?. Del resto anche “Il Casanova” di Fellini è stato girato in inglese come tanti film di Visconti. Girare in un’altra lingua per me è naturale anche perché nessuno ricorda che dopo aver girato “Forza Italia” per diciotto anni non ho potuto lavorare in Italia ma solo all’estero. Abbiamo fatto una ricerca su mille adolescenti d’Italia, di un’età compresa tra 14 e 17 anni; più del 90% ammette di essere geloso, alcuni confessano di aver pedinato l’amato o di averlo controllato su Facebook per scoprire se erano stati infedeli. In caso di tradimento, gli uomini non perdonano le donne, invece, offrono più alternative. Mi ha colpito, inoltre, quel fenomeno, definito “gelosia bianca” che spinge le persone a contattare un detective ma quando scoprono di essere stati traditi, decidono di non ritirare le prove del tradimento del loro partner.”
Articolo pubblicato su "Epolis"- 28-3-2009