Ritratti abusivi
C’è chi il documentario c’è l’ha nel sangue. Dopo
Cardilli innamorati, diretto nel 2003
con Carlo Luglio, Il millimetro nel
cervello (2006) e lo struggente
Arapha, la ragazza dagli occhi bianchi (2010) storia di una ragazza albina
della Tanzania, Romano Montesarchio ha ottenuto unanimi consensi di critica e di
pubblico nell’ultimo Festival Internazionale del Film di Roma con
Ritratti abusivi. “Sono casertano e
sin da bambino conoscevo il Villaggio Coppola, un luogo considerato un tempo la
Rimini del Sud Italia. Mentre giravo nel 2008 il documentario
La Domitiana, avevo sentito parlare
del Parco Saraceno, un luogo spettrale, una repubblica autogestita, dove nessuno
paga il fitto, acqua, luce e gas, popolata da individui che tirano a campare con
piccoli espedienti e lavori occasionali. Ho passato un anno ad ascoltare le
storie ed a vivere tra le sessanta famiglie, tutte italiane, che occuparono anni
fa il Parco quando gli americani della Nato abbandonarono le loro case. Il Parco
nell'arco di qualche anno verrà abbattuto per far posto ad un porto turistico
che dovrebbe rilanciare il territorio.
Ritratti abusivi
non ha uno sguardo greve sulla realtà, non ricerca né il pietismo, né la vena
drammatica, ma è attraversato da una leggerezza che potremmo definire di
calviniana memoria. Quello che colpisce è che queste famiglie sono nel complesso
felici, forse di più di quelle che vivono ai Parioli ed assumono psicofarmaci.”
Fine conoscitore del cinema neorealistico italiano e di quello d’impegno civile,
Montesarchio spiega così il successo di documentari come Sacro GRA e TIR,
vincitori della Mostra del Cinema di Venezia e del
Festival di Roma. “Il successo dei documentari credo sia legato al
bisogno dello spettatore di conoscere la realtà che lo circonda. E’ anche vero
però che i fondi in Italia per il cinema sono pochi. Per un produttore è più
facile investire centomila euro in un documentario che in un film, un prodotto
dai costi sempre più proibitivi. La qualità della tecnologia attuale garantisce,
inoltre, un’elevata dignità estetica ai documentari che non soffrono più di
quella “povertà” visiva di un tempo.” Prodotto dall’instancabile Gaetano Di Vaio
per i Figli del Bronx e da Rai Cinema,
Ritratti abusivi sarà nella
sale a febbraio distribuito dall’Istituto Luce.
Articolo pubblicato il 29-11 -2013 su Il Corriere del Mezzogiorno