Intervista ad Andrea Renzi

 

 

Ci aspettavamo di gustarci la sua interpretazione nel film “L’iguana”, tratto da un romanzo di Maria Ortese e diretto dalla giovane Catherine Mc Gilvray (italianissima ma d’origine australiana). Ma, per le incomprensibili alchimie della distribuzione italiana, l’uscita del film (come è accaduto già per tantissime pellicole prodotte e girate sul nostro caro italico suolo) è rimandata a data da destinarsi. Peccato perché Andrea Renzi è attore di razza. Lo testimoniano le sue prove ne “Le fate ignoranti” di Ferzan Ozpetek, (2000) , ne “Il servo ungherese” di Gorgio Molteni e Massimo Piesca (2003) ed in “Ilaria Alpi, il più credule dei giorni”, pellicola girata lo stesso anno e diretta da Ferdinando Vicentini Orgnani. Ma, chi conosce a fondo la sua produzione artistica, sa bene che Renzi ha dato il meglio di sé quando è stato diretto da un regista napoletano. Chi non ricorda le sue intense recitazioni in “Teatro di guerra” di Mario Martone (1998) o ne “L’uomo in più” di Paolo Sorrentino, pellicola girata  ne 2001 e pluripremiata in decine di Festival e Rassegne? A dirigerlo, questa volta in “Quo vada baby”, il premio Oscar Gabriele Salvatores, che pur avendo quasi sempre vissuto a Milano, ha del sangue napoletano che gli scorre nelle vene.

Sembra che “Quo vadis baby” sia un film molto interessante e che ha già attirato l’attenzione dei media. Nel film che ruolo rivesti?  “Martedì ero a Roma, all’anteprima nazionale al Cinema Fiamma e l’accoglienza, da parte del pubblico, è stata davvero buona e calorosa. Nel film interpreto la parte del commissario Bruni dell’omicidi che viene interpellato da Giorgia, una detective (il personaggio principale del film) per avere delle informazioni su un caso che spingeranno la stessa donna su altre tracce che, successivamente, la condurranno alla sua famiglia d’origine.”

Sappiamo tutti che il titolo è un chiaro riferimento ad una frase pronunciata in “Ultimo tango a Parigi”. A quale “genere”, invece, appartiene il film?.

”Quo vadis baby” è essenzialmente un “noir” all’italiana e per questo motivo preferisco non fornire altri elementi sulla vicenda, perché svelando l’intrigo, si rischierebbe di privare lo spettatore del fascino e del gusto della sorpresa. Credo che Salvatores sia l’unico regista italiano in grado di rileggere il “genere”, anche perché ha una cultura cinematografica da vero post-moderno.  Lo ha già dimostrato in passato quando ha diretto “Nirvana”, rivisitando, in questo modo, il genere di fantascienza.”  

Salvatores è un regista che ama sorprendere il pubblico con l’utilizzo di tecniche sempre più moderne ed innovative. In questo film quali scritture visive ha utilizzato? “In questo “noir”, tratto dal romanzo di Grazia Verasani, Gabriele ha girato tutto il film in digitale, dando fondo a tutte le potenzialità che tale mezzo gli poteva fornire. Credo che la bellezza del film stia proprio nelle sua straordinaria tessitura visiva. Nella pellicola si intrecciano Super 8, i video della sorella sulle cui tracce si mette la protagonista, i filmini degli Anni Settanta. In questo modo modalità espressive e supporti visivi diversi tra loro si intrecciano alla perfezione. La storia si compone di ricordi di Giorgia, una detective, interpretata da Angela Baraldi, una donna forte e vera, a cui le viene inviato una sorta di diario visivo, un pacco di videocassette, che si trasforma in immagini. Intorno a lei una serie di figure bieche e nevrotiche ed il classico mistero da risolvere.” Gigio Alberti e Luigi Maria Barrano completano il cast. Quali sono stati i rapporti sul set ?

“Con Salvatores e con gli altri componenti della troupe, mi sono trovato magnificamente anche perché, forse, il pregio maggiore di Gabriele è proprio quello di  promuovere un lavoro collettivo dove anche l’attore, che ha la porticina più piccola, si trova a proprio agio sul set. Sentirsi far parte di un gruppo è possibile, solo se sei diretto da un grande leader come lo è lui, capace di creare un’atmosfera davvero magica sul set. Ad ogni attore, anche a quello a cui è stata affidata una piccola parte, Gabriele ha dedicato anche il più minimo dettaglio.” E’ vero che sei stato scelto in questa parte perché sei come il regista un tifoso sfegatato dell’Inter?“Assolutamente si (ride di gusto). Se osservi bene il film, scoprirai che anche il commissario è intersita anche lui.

 

Da L’Articolo – Redazione napoletana de L’Unità -27-5-2005

 

 

Torna alla Homepage »