Antonello D'Elia 

Rivista di Terapia Familiare N.71- Marzo 2003

 

"Si narra di un rabbino a cui fu chiesto di raccontare una storia. "Una storia", disse, "va raccontata in modo che sia essa stessa un aiuto." E raccontò: suo nonno era storpio e quando un giorno gli chiesero di raccontare una storia quegli prese a raccontare che il suo maestro, il santo Baalshem, soleva saltellare e danzare mentre pregava. "Mio nonno si alzò e raccontò, e il racconto lo trasportò tanto che ebbe bisogno di mostrare saltellando e danzando come facesse il maestro. Da quel momento guarì. Così vanno raccontate le storie"...Di storie che curano parla anche l'ultimo lavoro di Ignazio Senatore, terapeuta ed "incurabile" cinefilo...

C'è qualcosa che accomuna questa breve storiella ebraica e questo libro: l'ipotesi che le storie curino davvero e la possibilità che agiscano sia sul destinatario della narrazione che sul narratore... Spesso per descrivere un evento perturbante ci capita di esclamare "mi sembra un film", modalità difensiva e distanziante per collocare nel registro narrativo,e quindi dicibile, eventi a forte impatto emotivo; ma anche un artificio che ci permette di far ricorso ad una sorta di protesi della memoria, una cineteca interiore che arricchisce la nostra esperienza umana di fatti,situazioni, personaggi di cui non abbiamo diretta esperienza, non nel mondo della vita almeno, ma certamente in quello parallelo delle visioni cinematografiche.

Quest'ultima è la strada scelta dall'Autore per guidarci in un mondo "doppio" dove realtà e narrazione si inseguono a vicenda, tanto che nella prima parte del libro il lettore è sfidato a confrontare competenze cliniche e teoriche con quelle di spettatore; trauma, depressione, disturbi alimentari, alcolismo compaiono attraverso un gioco di rimandi in cui le storie dei nostri pazienti, quelle dei personaggi dei film a cui abbiamo assistito (o che colpevolmente abbiamo perso) e nodi teorici psicoanalitici e relazionali ...

Dalle pagine del libro emerge infatti un repertorio di tipologie umane e situazioni relazionali, ruoli e funzioni familiari, atteggiamenti terapeutici classificati per analogia ed assonanza, a partire ora dall'esperienza di lavoro del terapeuta ora da quello di cinefilo militante, accolta in un'originale cornice di lettura dove la pagina scritta si integra con brani e sequenze filmiche, arricchite da trame, dialoghi di sceneggiatura e più di quattrocento pellicole citate (e senza dubbio visionate) dall'autore..."

 

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