Al cinema con il dottor Freud

di Antonio Fiore

Il Corriere del Mezzogiorno 11-6-2010

 

Il sogno di Gregory Peck disegnato da Salvador Dalì nell’hitchcockiano Io ti salverò.  Le ossessioni masochistiche di Maggie Gyllenhaal in Secretary. I viaggi nel tempo e nella psiche di Bruce Willis ne L’Esercito delle 12 scimmie. Montgomery Clift alle prese con l’isteria in Freud, passioni segrete. Ma anche Totò vittima dell’amnesia  (o forse no) ne Lo smemorato di Collegno.

E potrei continuare citando altri 500 film quanti Ignazio Senatore ne ha antologizzati nella sua ultima fatica “Cinema Mente e Corpo” (pag 510, euro 28,00) che si presenta oggi alla Fnac (con l’autore ci saranno Antonio Capuano, Renato Carpentieri e Costanza Falanga): una performance che rende ben conto delle passioni (non segrete) del’autore, equamente divise tra lo schermo e l’inconscio. Senatore, infatti, è psichiatra e critico cinematografico, e in questa doppia veste ha già dato alle stampe titoli come L’analista in celluloide, Curare con il cinema o Psycho cult. Ma stavolta Il cineforum del dottor Freud (tanto per citare il titolo di un altro suo volume) si apre a una più analitica disamina delle psicopatologie “spiegate” con l’ausilio del cinema : sono ben 32 le “voci” individuate (da “Alcol” a “Traumi”, passando per “Depressione”, “Fobie”, Incubi e allucinazioni”, “Pedofilia” o “Suicidio”) a cui corrispondono dettagliatissime “recensioni” dei film inerenti a ciascuna tematica, più una fitta “filmografia consigliata”. E nella seconda parte del volume Senatore allarga ulteriormente il suo raggio d’osservazione, spingendosi nei territori minati del rapporto tra la mente, il corpo, la malattia: qui i capitoli s’intitolano, per intenderci, “Aids”, “Cancro”, “Eutanasia” o “Trapianti”. Il libro, infatti, così, si presenta nel suo complesso sia come agile manuale di consultazione per “malati di cinema”, sia come densa summa di quanto lo schermo

dall’era del muto a oggi ha prodotto intorno alla psiche e ai suoi enigmi, diventando utile mezzo di ispirazione e strumento di lavoro per chi come Senatore è convinto che il cinema possa servire anche a curare l’anima. La psichiatria e la psicoanalisi non salveranno il mondo, ma possono almeno aiutarci a capire perché sia così ammalato. Se poi la psicoanalista ha le fattezze di Ingrid Bergman sulla copertina del libro, le speranze di guarigione aumentano sensibilmente.

 

 

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