Cecilia Comuzio 

N. 417 - Agosto- Settembre 2002

Cineforum

"Cinema terapeutico, il rapporto tra cinema e psicoanalisi, la figura dell'analista al cinema, il cinema come strumento di esemplificazione e di lettura delle diverse nevrosi: sono molteplici gli argomenti trattati da Ignazio Senatore, in questo volume, che raccoglie, tra l'altro, alcuni interventi tenuti dall'Autore nel corso di Convegni e Giornate di Studio di materia psichiatrica. L'aspetto più interessante del libro sta proprio qui, nel fatto che un illustre psichiatra sia talmente intriso di cinema da utilizzare questa sua passione come chiave di lettura, di rispecchiamento o di interpretazione di alcuni aspetti della sua professione. Se infatti Senatore prende le distanze da Gary Solomon che prescriveva ai suoi pazienti la visione di determinati film come cura di diverse nevrosi (Alien per chi soffre d'insonnia, Il silenzio degli innocenti "per chi ha paura di rivelare il proprio se", Rain man per chi ha un irrisolto rapporto il proprio padre), di fatto si diverte a consigliare (e a citare puntualmente con le battute chiare) una serie di film che possono funzionare da rispecchiamento per lo spettatore. Oppure dovendo trattare l'importanza della narrazione nella psicoterapia, attribuisce ai racconti dei suoi pazienti l'adesione a dei "codici narrativi appresi inconsapevolmente nel mondo del cinema", e allo stesso tempo li guida e li impagina a secondo del codice che gli sta più a cuore in quel momento (passando così dalla narrazione forte hollywoodiana a quella frammentaria della Novelle Vague fino all'antinarrazione per eccellenza: "Quando mi capitò di vedere Ricomincio da capo, Smoking- No smoking, Prima della pioggia, Pulp fiction, Lola corre, Sliding doors non ebbi più dubbi: di colpo divenni un terapeuta pulp". Questa piccola citazione dovrebbe bastare per dimostrare il tono complessivo di "Curare con il cinema" sia leggero, gradevole, spiritoso: tutti gli argomenti problematici" presi in considerazione sono trattati con particolare lievità, ed arricchiti di innumerevoli esempi cinematografici.

Il volume infatti consiste essenzialmente di brani dei film più disparati, presi ad esempio per illustrare gli argomenti trattati. Incontriamo dunque Ricomincio da tre, Giovani carini e disoccupati, Blade runner nel capitolo dedicato alla famiglia (di volta in volta rimossa, assente, ridicolizzata, divisa o disturbata); Festen, Il principe delle maree, Marnie per esemplificare i diversi modi di contrastare un trauma subito; All that Jazz, Leon, Provaci ancora Sam intorno alla figura-modello a cui aspirare; La teta y la luna, Trainspotting, Giorni perduti sul desiderio alcolomanico; mentre riguardo al cibo risulta pluricitato Totò insieme ai più ovvi Il pranzo di Babette  e Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante. Per concludere, "Il decalogo dello psicoterapeuta". 

A questo punto come poteva Ignazio Senatore, nel redigere le regole principali da trasmettere ai giovani terapeuti alle prime armi, prescindere dagli esempi offerti dal cinema? Ecco quindi Il nome della rosa citato ad esempio per la regola numero 4, "Osservare"; Will Hunting per la numero  9, "Raggiungere il cuore del paziente"; La parola amore esiste per esortare a "Fare interventi puntuali"  e , con grande spirito, Happiness per la regola numero 1, "Sopravvivere", con l'analista che mentre il paziente parla pensa tra se e se: "Tre litri di latte parzialmente scremato, una dozzina di uova, una macchinetta fotografica usa e getta per domenica..."

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