“Cinema (italiano) e psichiatria”
di Gaetano D’Elia dal Quotidiano di Bari (22.1.14)
“ (…) Senatore ci fornisce un catalogo delle diverse situazioni che
scaturiscono dall’incontro tra la malattia e il medico. Ma noi qui ci limitiamo
a considerare la componente filmica, considerata in se stessa. Per esempio
scopriamo che Paolo Bonacelli ha interpretato sia il ruolo del medico, sia
quello del film, rispettivamente ne “La sindrome di Stendhal” e “Buone notizie
ovvero la personalità della vittima” di Petri. Si nota già lo scavo dell’autore
che considera anche i film meno noti come “Buone notizie”, interpretato anche da
Giannini, Molina, Clement, Colli e Davoli. Passando alla terapia si cita il film
di Pieraccioni “Io e Marilyn”, dove si parla di litio. Di litio si parla anche
in “Emma sono io” di Falaschi con Dazzi, Giallini e Favino, Alvigini, Siri,
Corti, Coli e Diliberti. Per quanto concerne i pensieri folli si nomina sia la
reincarnazione sia in “La strega in amore” di Damiani, sia in “La lupa mannara”
di De Silvestri. Lo studioso a volte interrompe il suo fervore archivistico per
esprimere brevi giudizio di valore. A proposito del film di Damiani dice:
“Damiani impagina un bellissimo film, troppo sottovalutato da pubblico e
critica, dove si confondono sogo e realtà, incantesimo e allucinazioni (…) Tanto
più meritorio è questo giudizio se si considera che Morandini si astiene dal
parlare del film. Una maggiore indignazione, per la trascuratezza della critica,
trapela nel commento a “Un uomo a metà” di De Seta. (…)