Intervista a Folco Quilici
Il cinema, sin dalle sue origini, ha coniugato la sua doppia vocazione; favolistica, surreale ed orientata a nutrire l’immaginario dello spettatore (Melies) documentaristica, “verista” e legata alla rappresentazione della nuda realtà (i fratelli Lumiere). Chi meglio di Folco Quilici, documentarista di fama internazionale, poteva stimolare gli studenti accorsi alla Rassegna - Progetto “FilmIdea”, ideata dai docenti dell’Università di Fisciano? Quilici, persona schietta e sincera, dotata di una invidiabile disponibilità, non nasconde la sua “idiosincrasia” per certi giornalisti troppo imprecisi e disaccorti.
“Proprio oggi ho dovuto fare una smentita ufficiale su un quotidiano nazionale per contestare delle frasi che mi sono state erroneamente attribuite. Mi avevano addirittura virgolettato una mia dichiarazione favorevole alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. Alla giornalista avevo, invece, detto che qualsiasi opera dell’uomo deve tener conto dell’ambiente dove viene inserito ed ha sempre dei pro e dei contro.”
E’ Quilici stesso che cambia, immediatamente, registro ed accenna a come gli sia nata la sua “vocazione” documentaristica.
“Sono stato perseguitato, sin da ragazzo, dai diversi documentari che proiettavano al cinema. Erano noiosi ed interminabili. Allora è nata dentro di me la spinta di fare dei documentari impaginati come dei racconti, con al centro una storia appassionante, con protagonisti apparentemente diversissimi tra loro; uccelli, marmo od uomini. Non è un caso che il mio prossimo lavoro è strutturato come un vero e proprio film ed è incentrato sulla figura di Matteo Ricci, un prete che fu poi cacciato dalla Chiesa e che giunse in Cina alla fine del Cinquecento. Non solo quest’uomo straordinario modificò il loro calendario ma regalò all’imperatore un immenso planetario di legno (che adesso è esposto a Roma) della grandezza di quattro metri per due. Grazie a questo suo dono, fece conoscere ai Cinesi le altre terre sconosciute come l’America, continente che era stato scoperto poco tempo prima da Cristoforo Colombo. Ad amplificare, ulteriormente, la leggenda di questo uomo, c’è il dato che giunse a piedi in Cina, divenne un mandarino e fu soprannominato da loro Lu-madù. Nel film non si vedrà mai il protagonista ma ho pensato di inquadrarlo sempre di spalla. Per il cast, pensavo ad un grande attore europeo, tipo Max Von Sidow ed a uno orientale, di uguale prestigio. L’europeo dovrà raccontare all’altro come questo straordinario personaggio giunse in Cina; l’orientale, invece, gli illustrerà come questo “extraterrestre” abbia mutato, radicalmente, allora, la vita in Cina. Credo molto in questo progetto e mi auguro di aver già trovato il produttore adatto. Ho sempre preferito scegliere gli attori con i quali lavorare e mi auguro che questo accada anche questa volta.” Quilici ha da sempre prediletto l’ambiente (basti pensare al suo capolavoro “Oceano”) eppure non ha mai cavalcato grandi battaglie politiche, né è stato candidato da nessun partito “ecologista”.
“Sono sempre stato un
lamalfiano accesso o per meglio dire un liberale di destra, ma nel senso alto
del termine. Mi piaceva un tempo Pannella, ma sto parlando di tanti anni fa.
Sono, invece, in totale disaccordo con la politica dei Verdi. Come si può essere
attenti all’ambiente ed essere contemporaneamente contro la costruzione di nuovi
tratti ferroviari? I Verdi mi sembrano un partito attento più alla politica in
senso lato che non a quella ecologica. Credo, invece, fortemente, che i problemi
legati all’ambiente devono essere al centro di ogni partito politico e non
appannaggio di una singola formazione politica. Bando alle polemiche, non vedo
l’ora di tornare in questa Università. E’ stata per me una sorpresa
straordinaria scoprire l’entusiasmo che hanno gli studenti in questo campus
L’Articolo- Redazione napoletana de
L’Unità – 5-4-2005