Buio in sala
Cinema e psicoanalisi, due
gemelli immaginari, nati nello stesso anno: il 1985. Il 25 dicembre di
quell’anno, infatti, i fratelli Lumiere proiettarono le prime pellicole a Parigi
ed a Vienna, Sigmund Freud, il Padre della psicoanalisi, scrive gli “Studi
sull’isteria” che è la premessa alla psicoanalisi. Come è noto Freud rifiutò
un’offerta di 100.000 dollari da parte del produttore americano Samuel Goodwin,
per collaborare alla stesura di copioni incentrati su storie d’amore tra
personaggi famosi, a cominciare da Antonio e Cleopatra. Il telegramma di rifiuto
di Freud fece notizia e indusse un altro produttore tedesco H.Neumann della
compagnia cinematografica UFA, ad accogliere la proposta di un valente regista.
Wilhelm Pabst di realizzare un film di divulgazione sulla psicoanalisi. Pabst si
avvalse della collaborazione di Karl Abraham, Presidente della Società
Psicoanalitica Internazionale e di Hans Sacks. Lo stesso Abraham, nel 1925,
tentò di convincere Freud ad avallare quest'operazione ma lui bacchettò i suoi
allievi ed in una lettera a Ferenczi si dissociò dall'iniziativa: "La
riduzione cinematografica sembra inevitabile, così come i capelli alla
maschietta, ma io non me li faccio fare e personalmente non voglio avere nulla a
che spartire con storie di questo genere. La mia obiezione principale
rimane quella che non è possibile fare delle nostre astrazioni una presentazione
plastica che si rispetti un po'. Non daremo comunque la nostra approvazione a
qualcosa di insipido..." Nonostante la nota idiosincrasia di Freud
per il cinema, fu grazie ad Hollywood ed alla “fabbrica dei sogni" che il suo
pensiero fu diffusamente divulgato. Già nel 1922 nel film muto “The Man Who Saw
Tomorrow”, l’eroe va da uno psicoanalista/mesmerista per scoprire quale fra due
donne debba sposare. A seguito dell’avvento del nazismo diversi psicoanalisti (Simmel,
Rapaport, Hartmann, Rado, Federn) e numerosi registi e sceneggiatori (Fritz Lang,
Robert Siodmak, Ernst Lubitsch, Billy Wilder, Otto Preminger) di origine ebrea
dovettero abbandonare la
Germania e si rifugiarono in America; i primi diffusero ancor
più la psicoanalisi e di secondi esportarono negli Studios lo stile
crepuscolare, tipico del cinema tedesco. Il cerchio si chiuse quando anche in
Europa le avanguardie artistiche come il surrealismo, si lasciarono folgorare
dal fascino della psicoanalisi. Da quel momento in poi fu un ribollire di opere
che facevano riferimento, in maniera esplicita o implicita, alla dottrina
freudiana e che impaginavano trame dalla tessitura onirica, immerse in un
atmosfera dove il sogno e la realtà si confondevano, fino a fondersi l’una
nell’altra. Per la natura stessa del dispositivo cinematografico (il buio
e l’oscurità della sala, la posizione comoda e rilassata sulla poltrona,
l’irrealtà delle immagini proiettate sullo schermo) il mondo della celluloide è
stato paragonato a quello onirico. Nel corso della visione del film, si entra,
infatti, in un regime di credenza simile alla condizione di chi sogna. Questo
effetto produce nello spettatore l’illusione di essere lui a produrre l’immagine
filmica e di “sognare” le immagini e la storia che compare sullo schermo. Il
dispositivo cinematografo diviene, quindi, quello spazio immaginario dove
immagine ed immaginazione coincidono, dove la realtà e la finzione
cinematografica si sovrappongono. Come ricorda Pablo Picasso "L'arte è
una bugia che serva a comprendere la verità" ed è proprio a partire da
questa lapidaria affermazione dell’artista spagnolo che il cinema ha fondato la
propria fortuna. Numerose, infatti, sono, le pellicole dove compare la figura
degli “strizzacervelli”, rappresentata, in maniera ironica e dissacrante, come
degli inguaribili seduttori, dei professionisti incauti e pasticcioni, dei
ciarlatani da strapazzo o addirittura come dei soggetti più disturbati dei
pazienti che hanno in cura. Incapaci di mettere ordine nella propria vita
privata, sono sempre in cerca di protezione e di affetto e, per colmare il loro
vuoto affettivo, si invaghiscono delle loro pazienti e finiscono per andarci a
letto. Della variegata e variopinta rappresentazione dello psicoanalista sullo
schermo, dei rapporti tra cinema e psicoanalisi e sogno e realtà si occuperà una
Rassegna cinematografica, dal titolo “Il cineforum del dottor Freud” che curerò
insieme al critico cinematografico Alberto Castellano de “Il Mattino”. La
rassegna è alla seconda edizione (la prima fu curata da entrambi nel 2005
ed allestita al Cinema Filangieri) si terrà al PAN di Napoli, dal 28 al 31
gennaio e sarà ad ingresso gratuito. Le sedici pellicole scelte (quasi) tutte in
bianco e nero sono firmate da alcuni dei più grandi Maestri del cinema; Alfred
Hitchock, Fritz Lang, Douglas Sirk, Robert Siodmak, Luis Bunuel, John Huston,
Roberto Rossellini, Ingmar Bergman...Buona visione a tutti.
Articolo pubblicato su La Voce della Campania - Numero
1- Gennaio 2007
Torna alla
Homepage »