Prima ti sposo poi ti rovino di Joel
Coen
Miles Massey (George
Clooney) deve la sua fama di miglior avvocato divorzista di Beverly Hills
all’ideazione di un blindato ed inattaccabile “accordo prematrimoniale” che
permette al coniuge più ricco, in caso di separazione, di mantenere intatto il
proprio patrimonio. Massey si scontra tribunale con la bella e sensuale Marylin
Rexroth (Catherine Zeta-Jones) un’astuta mangiatrice d'uomini che, dopo aver
colto Rex (Edward Herrman) il focoso marito in flagrante adulterio, punta ad
impossessarsi di tutti i suoi beni. Miles riuscirà a smascherarla ma
successivamente cadrà nella trappola tesa dalla cinica e calcolatrice seduttrice
e dopo averla sposata resterà senza il becco di un quattrino. Dopo una serie di
colpi di scena, il classico lieto fine chiuderà la vicenda. Il
divorzio tra i coniugi è uno dei temi frequentemente saccheggiati dal cinema e
riletto, generalmente, all’interno di una cornice cupa, drammatica e senza
speranza. I geniali fratelli Coen con questa gustosissima commedia non solo
mettono alla berlina una delle ossessioni americane degli ultimi anni (i
contratti prematrimoniali) ma ci riportano indietro a quelle magiche atmosfere
care alle “screenball” e “sofisticated
commedy” tipiche del cinema a stelle e a strisce degli Anni 40 e 50. La
vicenda si snoda intorno ai due irresistibili protagonisti; da un lato la
sensuale Marilyn (una radiosa e convincente Catherine Zeta-Jones) dipinta come
la classica avventuriera fredda e calcolatrice e dall’altro Miles Massey (un
George Clooney ironico e smaliziato) mostrato come un “single” di successo che
non ha rivali in campo professionale. Grazie ad un ritmo narrativo eccellente,
ad una cascata di battute e a dei dialoghi scoppiettanti, il film scorre
piacevolmente e sembra suggerirci che non c’è alcuna via di scampo per chi
abdica all’emozioni ed agli affetti. Miles e Marilyn, infatti, pur possedendo
una montagna di dollari, sono divorati dalla noia, sommersi dalla solitudine ed
attanagliati da un’insostenibile sensazione di vuoto. In un’amara confessione ad
un collega Miles confessa: “Mi annoio. Ho due macchine nuove, ho demolito
casa due volte, pago uno per lucidarmi il jet…Raggiungi un punto dove hai
raggiunto il tuo scopo e sei insoddisfatto.” Più che una graffiante
commedia sulle insidie del divorzio, sul cinismo e sul disincanto imperante dei
giorni nostri, il film vuole essere una caustica critica a chi crede che
l’istituto del matrimonio sia una transazione economica e commerciale più che un
incontro tra due anime e due cuori. Ma forse la vera forza della pellicola
risiede nella straordinaria capacità degli sceneggiatori di mostrare i frenetici
giochi relazionali che scattano tra. i due contendenti. Miles e Marylin,
infatti, invece di dare ascolto alle loro sopite passioni amorose, danno vita ad
una feroce escalation simmetrica che si traduce in un continuo stuzzicarsi,
sfidarsi e rintuzzarsi. Successivamente, dopo aver compreso che per raggiungere
i loro scopi è preferibile adeguarsi in maniera complementare ai bisogni ed ai
desideri dell’altro, mutano atteggiamento e fingono di mostrarsi comprensivi,
sottomessi, docili e disponibili nei confronti dell’altro. Ed è proprio in
questa loro luciferina capacità di mutare improvvisamente registro emotivo, di
oscillare continuamente dai panni del lupo in quelli di agnello, la vera chiave
del successo del film.
Dalla Rivista Friendly – Numero 6 –
Giugno 2006