Il padre e lo straniero
di Ricky Tognazzi con Alessandro Gassman, Amr Waked, Ksenia Rappoport – Italia - 2010
A chi chiedeva ad Hitchcock per quale motivo avesse scelto di adattare per il cinema un dramma di successo come Delitto perfetto, il maestro del brivido, rispose con un eloquente: “Mi stavo coprendo le spalle”. Sarà (forse) ricorso a questa astuta “precauzione” anche Ricky Tognazzi, che (non a caso) ritorna dietro la mdp dopo sette anni per trasporre sul grande schermo l’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo. La vicenda narra dell’incontro tra Diego (Alessandro Gassman) e il siriano Walid (Amr Waked), due quarantenni, padri di due bambini disabili; Giacomino e Yusef. Grazie a questa salda e sincera amicizia Diego, impiegato ministeriale in crisi con la moglie (Ksenia Rappoport), riuscirà nuovamente a prendersi cura del figlio ed, attratto dal misterioso e spregiudicato Walid, si lascerà trascinare in un “gioco” alquanto pericoloso.
Tognazzi costeggia i temi della tolleranza razziale e dell’interetnicità e compone una prima parte struggente che mette al centro il dramma di Diego, un padre incapace di accogliere emotivamente dentro di sé il figlio handicappato. Senza scadere nel pietismo, Tognazzi ci riporta alle atmosfere sofferte e palpitanti de La chiave di casa di Gianni Amelio e ci regala una scena ricolma di poesia (Diego sotto lo scroscio d’acqua della doccia abbraccia teneramente il figlio quasi a unirsi regressivamente e fusionalmente a lui). Abbandonate le atmosfere intimiste della prima parte, il film vira inspiegabilmente di colpo ed assume i contorni di un’improbabile spy-story che vede coinvolto l’ignaro e spaesato Diego. Un cambio di passo che non affascina e non intriga e che pregiudica irrimediabilmente la fruizione di un film estremamente sbilanciato che si chiude con un finale troppo consolatorio.
Recensione pubblicata su Segno Cinema - N. 171 Settembre - Ottobre 2011