Intervista a Silvio Orlando

 

Non si sono ancora spenti gli echi del bagno di folla tributato ieri alla proiezione al Modernissimo de “Il caimano”, l’ultimo film di Nani Moretti. In sala, insieme al regista, a Margherita Buy e a Jasmine Trinca, Silvio Orlando, il protagonista della pellicola.

Come mai un attore navigato come te si è commosso in sala?

 

“E’ stato un momento di debolezza, di fragilità… Era la prima volta che vedevo il film insieme agli spettatori.  Essere a Napoli, quell’applauso personale così caloroso e spontaneo che mi ha tributato il pubblico, la presenza di mio fratello in sala sono stati tutti elementi che mi hanno fatto sciogliere.”

 

Tutta la critica ha sottolineato positivamente la tua prova. Perfino Giuliano Ferrara ha detto che sei stato bravissimo

 

“Più che il giudizio favorevole che la critica ha espresso nei miei confronti, mi ha meravigliato il fatto che nessuno avesse messo in evidenza che dopo trent’anni, Nanni non era al centro del film. La sua assenza poteva essere un silenzio assordante specie se la mia interpretazione fosse stata sbagliata o poco convincente. Non so ancora se la mia interpretazione sia stata frutto di una mia forza o di una mia debolezza. Spesso esseri molto bravi sullo schermo è come fare un bel disegnino e tutti lo decantano. Il mio maestro è stato Antonio Neiwiller e mi ha aiutato a capire che quando una prova è troppo perfetta vuole dire che c’è qualcosa che non va.”

 

Nel film interpreti Bruno Bonomo, un produttore sconfitto, in crisi professionale e personale.  Mi ha colpito questa figura epica e sofferente di uomo solo e dimenticato da tutti.

 

“C’è tutto il mondo del cinema in quel personaggio. Il cinema è come un bambino che sale su una giostra; improvvisamente si ferma e sale un altro e tu hai un vuoto straziante, non te ne fai una ragione e più che l’invidia o il malcontento per quello che hai perso senti dentro un grande dolore. In realtà il personaggio di Bonomo è molto distante da me; io non sono sposato, separato, non ho figli ma la sua carica d’umanità l’ho sentita molto vicina a me.”

 

Il film lo potremmo definire un intreccio di tre storie; c’è il film nel film con la storia di Bonomo ex produttore di B movie, la sua crisi coniugale e la vicenda legata a Berlusconi. Il film è, a mio avviso, un po’ sbilanciato e perde colpi quando Moretti introduce gli elementi più politici.

 

“Il film è, come dici tu, un melange di tre storie e rischiava lo spappolamento e le spinte centrifughe ma Nanni è riuscito a dominare la materia solo come i grandi registi sanno fare. La differenza tra un grande autore e non è quella tra viaggiatore e turista. Con un autore non ha mai conferme e l’avventura è vera, ti sorprende perché rischia. Si è sempre accusato il cinema italiano di essere troppo ombelicale e Nanni ha sentito il bisogno di fare un film così politico.”

 

da La Voce della Campania - Aprile 2006

 

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