Negli occhi  

 

“E se non ho il diritto di definirmi apolide, posso dirmi napolide, uno che si è raschiato dal corpo l’origine, per consegnarsi al mondo”. Così si descriveva Erri De Luca, nel suo omonimo romanzo e questa sua abbagliante auto-definizione la potremmo, senza esitazione alcuna, dedicarla a Vittorio Mezzogiorno. Attore dotato di una naturalezza ed intensità istintuale senza eguali nel panorama italiano, Vittorio Mezzogiorno, muove i primi passi sul palcoscenico con Eduardo De Filippo e, dopo essere stato diretto da Rosi, Bellocchio, Lizzani, Montaldo e Giordana, raggiunge la notorietà con “La Piovra”. Si trasferisce a Parigi per interpretare il “Mahabharata” con Peter Brook, che recita prima in inglese e poi in francese e, prima di morire nel 94 a soli cinquantadue anni, nella sua fulminante carriera lavora con registi internazionali del calibro di Herzog, Gitai, Chéreau. Per tenere vivo il suo ricordo e permettere alle nuove generazioni di ri-scoprirlo, sua figlia Giovanna gli ha reso omaggio con il poetico, sospeso e struggente film-documentario “Negli occhi”, diventato DVD e presentato con successo all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, diretto dai giovanissimi Daniele Anzellotti e Francesco Del Grosso ed arricchito con le musiche originali di Pino Daniele.

 

 “Non è stata un’operazione facile”, afferma raggiante, la stessa Giovanna Mezzogiorno. “Le ore girate erano tantissime e ci è voluto un anno di lavoro per costruire un percorso narrativo che non fosse un collage casuale. Non l’ho fatto a fini terapeutici e non ho conti da saldare nei confronti di mio padre. Non è solo la storia di un collega, di un padre ma è la parabola di un uomo venuto dal nulla che aveva una gran voglia di andare oltre e che era alla costante ricerca di nuovi stimoli. Artisticamente, mio padre non si muoveva secondo calcoli ma ha costruito il proprio successo sulla fatica. In un epoca nella quale raggiungere la notorietà è più facile che in passato, vorrei, senza superbia, che la sua esistenza fosse presa come una lezione di vita”

 

Tra foto di repertorio, aneddoti, interviste ad amici, familiari ed a sua moglie, la dolcissima Cecilia Sacchi che gli fu sempre vicino, nel film compaiono Mario Martone, Gianni Minà, Michele Placido, Francesco Rosi ed un commosso Giuliano Montaldo.

 

“Non sapevo quanto mio padre fosse profondamente amato, non mi ero reso conto di quanto avesse marcato le vite delle persone che aveva incontrato, che non mi parlavano di lavoro ma della mancanza di non potersi più confrontare con lui. Non è importante che qualcuno faccia qualcosa; quello che ho imparato è che, al di là dei film e dei premi ottenuti, quello che conta è l’energia che propaghiamo e che riusciamo a seminare intorno a noi. La Napoli che compare nel documentario è mostrata in maniera anticonvenzionale, è notturna ed ombrosa ed evidenzia anche il suo rapporto straziante che aveva con Napoli. La desiderava, sentiva la mancanza soffriva per i limiti di una città che stentava a decollare.”

 

Articolo pubblicato su EPOLIS 05.11.2009 

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