Napoletans

 

Quale produttore punterebbe un euro su un film che s’ intitola Padovans, Palermitans, Cagliaritans o Anconetans? La “napoletanità” a cui fa riferimento il titolo del film rimanda ad un dentista dongiovanni (Maurizio Casagrande) che tradisce la moglie Anna con un’irrequieta tabaccaia, ad un imbroglione (Giacomo Rizzo) che si finge ricchissimo e spacciandosi per uno zio di Anna si piazza in casa sua  per ritrovare un fantomatico diamante e ad un giovane cantante che s’innamora della bambolona di turno (Nina Senicar). A ben vedere una trama che non rievoca la classica e desueta rappresentazione della napoletanità “sole, pizza e mandolino” e che poteva essere ambientata anche a Bergamo, Aosta o a Milazzo. Ma perché il film tiene ed, a tratti, fa sorridere? Perché, al pari dei Nino e Carlo Taranto, Carlo Croccolo, Giacomo Furia, Enzo Turco, Pietro De Vico, caratteristi partenopei che hanno reso celebre la commedia italica negli anni Cinquanta e Sessanta, nel film compaiono degli attori di razza (Casagrande, Rizzo, Paone) che ricalcano le orme dei loro illustri predecessori e donano brio, freschezza e vitalità ad una trama, certamente non irresistibile, che non scade mai nel volgare o nel pittoresco. Una commedia che si nutre delle splendide vedute di Baia e di altre località turistiche della provincia del capoluogo campano che ricorda, per certi versi, come struttura narrativa, l’ingenuità e l’innocenza degli indimenticabili “musicarelli”. Peccato che manchi l’hit che avrebbe infiammato il pubblico in sala.

 

 

Recensione pubblicata su Segno Cinema – N. 177 - 2012

 

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