Intervista a Giuliano Montaldo
Ironico e pungente, come sempre,
Montaldo accetta di lasciarsi dondolare dai ricordi e di ritornare con la
memoria ai suoi primi anni di apprendistato.
Come ha mosso i primi passi nel cinema?
“Ho iniziato come attore in “Actung
banditi” e “Cronache di poveri amanti” di
Lizzani e con “Gli sbandati” di Maselli. Facevo l’attore per sopravvivere
e, nel frattempo, rubavo il mestiere un po’ a tutti. Ho fatto il secondo regista
con Pontecorvo, sia in “Kapò” che ne “La battaglia di Algeri” e con Petri ne
“L’assassino”. Poi ho camminato da solo. Quello che mi ha sempre affascinato del
cinema è la gioia di inventare, di esplorare. Non a caso, forse, il mio film
simbolo è il “Marco Polo” televisivo, girato in tre continenti, venduto in tutto
il mondo e che possiamo definire la più grande avventura della RAI.”
Quali erano i suoi autori preferiti?
“Ho avuto una grande ammirazione per
Pasolini e per il suo modo di rappresentare sullo scherma
Lei è stato l’unico regista italiano che
ha diretto Edward G. Robinson, Janeth Leigh, John Cassavetes, Gena Rowlands,
Nicolas Cage.
“Gli intoccabili”, il film con
Cassavetes e sua moglie Rowlands, lo girai tra Los Angeles, Las Vegas e San
Francisco. La critica ebbe una reazione fredda ed al pubblico non piacque molto.
Ne rimasi molto avvilito e la stessa reazione fu anche per “Ad ogni costo”,
pellicola che girai due anni prima, nel 1967 con Edward G. Robinson e Leigh,
l’indimenticabile attrice di “Psyco” di Hitchcock. Fortuna che il pubblico e la
critica mi hanno poi, premiato negli anni successivi. Ma ci tengo a ricordare
che ho diretto anche attori come Gian Maria Volontè, Giancarlo Giannini, Salvo
Randone, Philippe Noiret, Rupert Everett, Charlotte Rampling ed Indrig Thulin,
solo per citarne alcuni.”
Lei si è sempre dichiarato di sinistra.
Questa sua scelta l’ha penalizzata o l’ha favorita?
“Se non fossi stato schierato? Quando
hai la professione, stai certo che ti vengono a cercare. Il cinema deve essere
ribelle, provocatorio, grottesco ma non potrà mai essere al servizio di nessuno.
Cosa pensa di una televisione che,
invece di trasmettere in prima serata i suoi film, li manda in onda, di tanto in
tanto e solo in orari utili per gli insonni ed i nottambuli?
“Gli inserzionisti pubblicitari non sono
stupidi e sanno che non possono mandare in onda la pubblicità mentre è sullo
schermo la scena di Sacco o Vanzetti che sono sulla sedia elettrica. Ma, in
realtà, lo confesso, preferisco che i miei film vengano mandati in onda a notte
fonda. L’idea che siano interrotti dai rotoloni di carta igienica proprio non vi
va giù.”
Per l'intervista completa si rimanda al volume "Psycho cult" di Ignazio Senatore (Centro Scientifico Editore-2006)