1953. Katherine Watson ottiene l’incarico di insegnamento di storia dell’arte nel prestigioso college di Wellesley. Ben presto Katherine scopre che il college è strutturato intorno a delle regole rigide e che ogni più piccola modifica al piano di studi è letto come un atto sovversivo e di ribellione. Katherine vorrebbe che le studentesse non imparino il libro di testo a memoria ma sviluppino una propria capacità critica e siano in grado di intercettare sguardi e di esprimere un personale parere su un opera d’arte. Ma più che alla crescita individuale le studentesse al college sono educate a diventare delle buoni madri e delle mansuete mogliettine. Scoppieranno gli inevitabili dissapori e Katherine, considerata troppo liberal, al termine dell’anno scolastico, deciderà di abbandonare il college. Film laccato e melenso che ripropone l’ennesimo copione; un’insegnante cerca di portare una ventata di novità e di entusiasmo in un college conservatore e dopo aver aiutato gli alunni a pensare con la propria testa, ci lascerà le penne. Il film sfiora a stento la sufficienza ma la figura di Katherine che lotta, inutilmente, contro i mulini a vento non può che intenerire.