Misery non deve morire (Misery)

di Bob Reiner con James Caan, Kathy Bates, Lauren Bacall - USA – 1990 – Durata 107’ – V.M 14

 

Ogni qual volta Paul Sheldon (James Caan), scrittore di romanzi di successo ed ideatore di un’eroina chiamata Misery, si appresta a scrivere una nuova storia,  si ritira in una baita isolata in montagna, lontana dai clamori del mondo. Terminata la stesura del romanzo fa ritorno a New York ma la sua auto è travolta da una tempesta di neve e finisce fuori strada. Annie Wilkes (Kathy Bates) un’infermiera quarantenne lo estrae abbastanza malconcio dall’auto e, dopo averlo trasportato nella propria casa, lo assiste premurosamente, gli medica le ferite e gli immobilizza le gambe fratturate. Ma lei è una sua accanita fan, conosce a memoria tutti i suoi romanzi ed ha una morbosa ammirazione per Misery. Quando scopre che nell’ultimo romanzo Paul ha ucciso la sua eroina preferita va su tutte le furie, brucia la sua ultima creazione e, dopo averlo sequestrato in casa, lo costringe a scrivere un nuovo romanzo. Paul tenta, invano. di fuggire, ma sul finale riesce a liberarsi della sua persecutrice. 

Dopo il tenero Stand by me - Ricordo di un'estate (1986), Reiner riduce sullo schermo un secondo romanzo di Stephen King ma si limita a svolgere scolasticamente il compitino. In questo thriller claustrofobico, girato tutto all’interno della casa della folle protagonista, Reiner per aumentare la tensione usa tutti gli stilemi del genere (una casa isolata in mezzo alla neve, le linee telefoniche disattivate, l’ostaggio che non può tentare la fuga perché costretto forzatamente a letto) ma, a lungo andare, in assenza di un vero e proprio intreccio narrativo, la vicenda diventa noiosa e ripetitiva. Anna è descritta come una donna fortemente disturbata che alterna scenate isteriche, urla e scatti di nervi ad un atteggiamento materno e premuroso nei confronti della sua vittima. Sadica e violenta, non solo somministra a Paul psicofarmaci per tenerlo sedato ma non esita a fratturargli con una mazzuola entrambe le caviglie quando scopre che ha tentato la fuga. Reiner non dona alla protagonista femminile un misero passato e non lascia trasparire nulla della sua vita privata ma la tratteggia come una donna sicura di sé e che va dritto per la sua strada pur di raggiungere il suo scopo; Sheldon al contrario, è abbastanza sfuocato e non convincono la sua estrema passività e la sua incapacità ad intrappolare in una rete seduttiva la folle protagonista. Il regista tocca il fondo quando Paul brucia il nuovo romanzo che aveva appena riscritto per darlo in pasto ad Annie. Da segnalare un piccolo cammeo di Lauren Bacall nella parte dell’agente letterario di Sheldon. Oscar (1990) a Hathy Bates come migliore attrice.

 

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