Melancholia

 

E’ il giorno del matrimonio di Justine (Kirsten Dunst) e del giovane marito Michael (Alexander  Skarsgård). All’elegante cerimonia sono invitati, assieme ad amici e parenti, Claire (Charlotte  Gainsbourg), la sorella di Justine, sua madre Gaby (Charlotte  Rampling) ed il suo ex marito, separati da anni. Justine è però irrequieta e, nel pieno dei festeggiamenti, si allontana dal salone e, nel prato antistante il monumentale edificio che ospita i festeggiamenti, fa l’amore con un collega di lavoro conosciuto da poco. Ma il suo disagio esistenziale così profondo é causato dal pianeta Melancholia che si sta minacciosamente avvicinando alla Terra ed, a seconda della  velocità e della traiettoria che assumerà, potrebbe distruggerla completamente.  

E’ innegabile che Lars Von Triers, uno dei registi più sopravvalutati dalla critica degli ultimi decenni, abbia del talento e sappia confezionare, con tocco elegante e raffinato, delle sequenze che riempiono gli occhi dello spettatore. Ne è un’ulteriore prova lo splendido prologo del film, arricchito dalle commoventi e coinvolgenti note del Tristano ed Isotta di Wagner. Il regista danese divide idealmente il film in due parti e mette in campo un’umanità contorta ed emotivamente raggelata, lacerata da insanabili conflitti interpersonali. Nella prima parte Lars Von Triers pesca  a mani basse da Festen di Thomas Vinterberg, al punto che ne ripropone le stesse atmosfere, ma, nella seconda, lascia che l’evento apocalittico che incombe sulla Terra diventi il vero protagonista della vicenda fino a sconquassare le grigie esistenze degli effimeri ed infelici mortali. 

 

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