La matriarca

di Pasquale Festa Campanile con Catherine Spaak, Jean Luis Trintignant, Gigi Proietti – Italia – 1968 – Durata 92’

 

Franco, un ricco industriale, muore e sua moglie Margherita (Catherine Spaak) detta Mimmi, scopre che lui l’aveva sempre tradita e che, in gran segreto, aveva allestito una garconniere arredata da luci e specchi, con la musica in sottofondo ed uno schermo gigante per la proiezione di video osé. In una vecchia registrazione lei rivede il marito che si eccita picchiando una delle sue amanti ed intuisce che il mondo della sessualità è, per lei, è ancora un mistero. Per erudirsi compra da un rigattiere un trattato dal titolo: “Psicopatia sexualis” ed una volta scoperta l’esistenza delle diverse forme di perversioni sessuali, decide di sperimentarle, concedendosi prima a Sandro (Gigi Proietti) un amico del marito e successivamente ad un paio di notabili e professionisti della zona. Ma quando s’imbatte nel dottor Carlo De Marchi (Jean Luis Trintignant) è amore a prima vista e finalmente può placare i suoi bollenti spiriti.

Commedia che nelle intenzioni del regista doveva essere una specie di proclama femminista antelitteram, con la protagonista nei panni di una donna libera ed emancipata che sceglie le sue prede, le usa per il proprio piacere e poi le getta via. Ma a ben vedere Mimmi utilizza un approccio tipicamente maschile e non sembra trarre chissà quali gratificazioni dalle sue conquiste. Sul finale si scopre che la sua sessualità è ancora immatura e che si eccita solo mettendosi a cavalcioni del marito. Carlo non fa una piega e dopo aver ribadito che una visone più libera della sessualità rende l’uomo più felice, esclama: “Freud te lo spiega bene e dice che la civiltà moderna basa il suo sviluppo sulla repressione della libertà naturale e questo rende infelice l’uomo” In apertura del film. Pasquale Festa Campanile si concede un’altra piccola citazione scientifica. Nel trattato che Mimmi leggerà, l’autore dopo aver citato Wilheim Reich, afferma: “Numerosi sono i casi di persone che godono dopo essere punti da coltello, ingiuriate con  parole oscene, percosse e perfino minacciate di morte. Nel feticismo alcuni amano, adorandola come un feticcio una parte del corpo, ad esempio i capelli, il naso, il piede o un’imperfezione fisica come lo zoppicare o avere un occhio solo o si affezionano ad un capo di vestiario(fazzoletti, scarpe, calze) c’è chi ama bere nella scarpa della persona amata.”.  

 

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