“Mare dentro” di Alejandro Amanebàr- Spagna (2004)

 

Pier Paolo Pasolini ha sempre ipotizzato l’esistenza di più film che s’intrecciano e che corrono paralleli. Uno scoperto, visibile, di superficie ed un altro occulto, sotterraneo e nascosto. L’ultimo film di Alejandro Amenàbar conferma questa felice intuizione. La vicenda “ufficialmente” narra di un tetraplegico, Ramón Sampedro (Javier Bardem) che è immobilizzato da circa vent’anni a letto, a seguito di un tragico tuffo in mare,. L’uomo, lucido e deciso, sta spendendo, da anni, la sua vita nel chiedere al Governo spagnolo il diritto a porre fine alle sue sofferenze.

Intorno a Ramòn un caldo ed affettuoso nucleo familiare, una coraggiosa avvocatessa, una giornalista sensibile ed il solito prete che sputa sentenze e che si riempie la bocca della parola amore. Ma dietro questa storia c’è ben altro.“Può uno Stato laico negare il diritto ad un cittadino di scegliere di voler morire?” “Si può considerare vita, un’esistenza che ti condanna, inesorabilmente, alla perenne immobilità?” Film sull’eutanasia e sul diritto di un soggetto ad una morte autodeterminata, libera e consapevole, ma soprattutto sul senso della vita e della morte.

Non siamo dalle parti de “Le invasioni barbariche” (meno irriverente della pellicola canadese ma più intimo e raccolto) ma l’accostamento al film di Arcand è inevitabile.  “L’infanzia finisce quando capiamo cos’è la morte” afferma il protagonista del film “Kuang Fang” ed Amenebàr sembra confermare la sua riflessione. Grande cinema e musica per gli occhi. Da incorniciare la scena quando Ramòn si “alza” dal letto e vola per incontrare sulla spiaggia l’incantevole e solare Julia (Belén Rueda).

Amenebàr, dopo i successi di “Apri gli occhi” e di “The Others”, con quest’opera entra di diritto nell’olimpo del cinema autoriale. Il giovane regista cileno ( autore anche delle musiche) dice di amare Kubrick, Bergman e Spielberg ma cita Sergio Leone e l’incipit di “C’era una volta il west”, con un splendida carrellata aerea ed una musica, in sottofondo, che aumenta man mano di volume.  Meritatissimo il Leone d’argento all’ultimo festival di Venezia. Impareggiabile Javier Bardem, vincitore, come migliore attore, della Coppa Volpi.

 

dalla Rivista "Eidos- Cinema, Psiche ed arti visive" Numero 1
 

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