Marat – Sade
di Peter Brook con Glenda
Jackson, Patrick Magee, Ian Richardson - GB – 1966 – Durata
1808. Nel manicomio di Charenton un narratore presenta al pubblico lo spettacolo che sarà messo in scena, scritto dal marchese De Sade (Patrick Magee). Il dramma rievoca i fasti della Rivoluzione francese, gli anni del Terrore e culmina con la morte di Marat (Ian Richardson) ad opera della giovane Charlotte Corday (Glenda Jackson) una ragazza di campagna, figlia di proprietari terrieri, giunta a Parigi al solo scopo di uccidere il tiranno crudele e sanguinario. Fomentati dal testo, al termine della rappresenta i ricoverati, dopo aver distrutto la scenografia, si ribellano al direttore della clinica.
Peter
Brook traspone sullo schermo il dramma di Peter Weiss e nel rispetto del
testo si limita a filmare uno spettacolo che, gustato a teatro, poteva risultare
anche affascinante ma che sul grande schermo risulta infinitivamente noioso. In
apertura del film il commentatore, nel presentare al pubblico gli
attori, fornisce anche una diagnosi dei mali di cui sono affetti i diversi
personaggi: “Ad interpretare Marat un
paranoico che sta guarendo dalla malattia da quando è sottoposto a idroterapia.
L’attrice che interpreta Charlotte Corday soffre di sonnolenza e malinconia
acute. Chi interpreta Duperret è soggetto ad ogni eccesso ed è un maniaco del
sesso.”
Non mancano momenti ironici e grotteschi e l’intera pellicola è attraversata da
un tocco anarchico e sovversivo. Il finale è schioppettate e la rivolta dei
folli è un tripudio volti che si disarticolano per urlare la loro rabbia e sete
di libertà. In
qualche versione il film compare con il lunghissimo sottotitolo “The
Persecution and assassination of Jean-Paul Marat as performed by the inmates of
the Asylum of Charenton under the direction of the Marquis de Sade”.