Le malizie di Venere (Venus im pelz)

di Massimo Dallamano con Laura Antonelli, Rex Duval, Michael Kroll, Loren Ewing, Peter Heeg  - Italia - 1969-75 – Durata 90’ –V.M 14

 

Xavier (Rex Duval) è in vacanza sul lago di Ginevra dove incontra Wanda Fontanati (Laura Antonelli) una donna giovane, bella ma fin troppo libera e spregiudicata. Innamoratosi perdutamente di lei, l’invita nella sua villa in Italia dove le suggerisce di presentarlo alle sue cameriere neo-assunte come il suo autista; divertita lei accetta, a patto che lui obbedisca sempre ai suoi ordini.  Wanda è uno spirito inquieto, non ama catene e vuole vivere la propria sessualità liberamente, Xavier soffoca dentro di sé la gelosia e la scarrozza in città da un giovane pittore (Michael Kroll) e dagli altri suoi numerosi amanti. Xavier vorrebbe abbandonarla ma non ne ha la forza e non reagisce neppure quando lei fa l’amore con Bruno (Loren Ewing) un rozzo e muscoloso motociclista mentre lui è alla guida dell’auto. Wanda è attratto dalla  rudezza e dalla prepotenza di Bruno che si piazza nella villa, di Xavier facendola da padrone. Bruno fa uso di sostanze stupefacenti ed in una delle tante orge, lega Xavier e violenta così brutalmente Marta, una delle due cameriere che Wanda reagisce e lo ammazza, trafiggendolo con una sfilza di coltellate. Wanda scompare nel nulla e Xavier, per scagionare la sua amata, si accusa del delitto. Nel corso del processo l’altra cameriera racconta la verità e lui, tornato in libertà, vaga per le capitali europee in cerca della sua amata. Dopo averla ritrovata a Barcellona, la uccide.

Massimo Dallamano si firma Dilmann Max e mette in scena molto liberamente La venere in pelliccia, il famoso romanzo di Leopold von Sacher-Masoch. Il film fu girato in Germania ed uscì in Italia nella sale 1973 con il titolo Venere nuda e fu subito sequestrato. Rieditato nel 1975 con il titolo Le malizie di Venere che strizzava, spudoratamente, l’occhio al titolo del film di Samperi che rese celebre l’Antonelli, fu depurato dalle scene osè ed allungato con delle inutili e noiose sequenze del processo. Al di là del travaglio che la pellicola fu costretta a subire, la vicenda si srotola stancamente fino al tragico epilogo. Troppo incolore la contrapposizione tra Xavier, un uomo disposto a tutto per non perdere la donna che ama e Wanda, una libertina senza anima, che proclama di amarlo e di non poter vivere senza di lui ma che di fatto l’umilia costantemente. L’atteggiamento di Xavier è così malsano che il giudice lo spedisce da uno psichiatra (Peter Heeg) a cui lui racconta che da bambino era rimasto turbato dopo aver visto la governante mentre faceva l’amore con un autista. Nonostante la trama pruriginosa, Dallamano non scivola mai nell’erotico spinto, dona a Laura Antonelli una luccicante chioma bionda e, per fingere un’aderenza al testo a cui si ispira, la mostra mente trascorre le ore ad osservarsi nuda allo specchio ricoperta da una pelliccia.

 

 

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