Il Mattino - 5.5. 2003

"Ma quanto piace l'analista in celluloide"

di Luca Cipriano

 

Cipriano: Ciak si cura. L'analista in celluloide è una tendenza che sta prendendo piede anche in Italia. Ma la cineterapia funziona davvero?

Senatore: Attenzione, il cinema è uno strumento utile, ma non più di un libro, un quadro, una canzone. Tutto può diventare terapeutico, basta intendersi sul significato di ogni singolo contributo.

Cipriano: Quale può essere il ruolo della cine-terapia?

Senatore: Il cinema è utile alla terapia psicologica, evoca storie, stimola sensazioni. Il buio della sala cinematografica, il rito del silenzio, l'individualità nella fruizione di un film portano lo spettatore in uno stato di coscienza verosimile che ci induce a credere alla realtà di ciò che stiamo assistendo. Come succede nei sogni che generano meccanismi psicologici legati al nostro inconscio. Ma mai bisogna rinunciare alla relazione terapeutica con l'analista, l'unica che cura davvero.

Cipriano: Lei usa il cinema in ambito didattico più che terapeutico?

Senatore: Il cinema è un fenomeno relazionale utile ad approfondire moltissime problematiche, capace di fornire spunti di discussione e di confronto. Noi proponiamo agli studenti un ciclo di seminari in cui proiettiamo un film seguito da un dibattito con il regista o con gli attori, con i quali ci confrontiamo si sceneggiatura, implicazioni psicologiche e sociologiche. Il film diventa strumento di confronto ma non terapia pura e semplice.

Cipriano: Qual'è il ritratto dell'analista secondo il grande schermo?

Senatore: Pasticcione, capriccioso, a tratti ridicolo, sempre pronto a mettersi nei guai. Il ritratto che il cinema restituisce di noi è il più delle volte esasperato. Ovviamente parliamo di una finzione, comunque lo psicologo è una delle figure più ricorrenti nella cinematografia.

Cipriano: Come usare la cinema-terapia?

Senatore: Come strumento importante ma da prendere con le molle. Non dobbiamo correre il rischio di banalizzare: la psicoterapia è una cosa seria, non si può ridurre un'arte a medicina.

 

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