Là-bas - Educazione
criminale
Yssouf (Kader
Alassane),
giovane ragazzo africano, ha un sogno nel cassetto; raggranellare dei soldi per
comprare un costoso programma di grafica e poter affinare così le sue già
spiccate doti artistiche. Arrivato a Castelvolturno,
una cittadina a
trenta chilometri da Napoli, è accolto in una piccola villa, detta la Casa
delle Candele (perché spesso salta la luce) dove incontra un gruppo di
extracomunitari che tirano a campare vendendo fazzoletti ai semafori. Grazie a
loro riesce ad entrare in contatto con lo zio Moses (Moussa
Mone), ricco,
potente e rispettato boss della malavita, in combutta con i camorristi locali.
Ben presto Yssouf comprende che la realtà è ben più dura di quello che
immaginava e lavora per pochi spiccioli in un autolavaggio. Stanco di quella
vita, chiede a Moses di entrare anche lui a far parte di quel grosso giro di
spaccio di stupefacenti gestito dallo zio. Ma i clan camorristi, sono in lotta
tra loro, e qualche malavitoso locale non vede di buon occhio la mole di
affari che ruota intorno a Moses. Un finale pieno di
speranza chiude la vicenda.
Pummarò di Michele
Placido, Saimir
di Francesco Munzi,
Quando sei nato non puoi più nasconderti di Marco
Tullio Giordana,
Cover boy di Carmine Amoroso,
Good morning Aman
di Claudio Noce
sono le pellicole, dirette da registi italiani, che hanno provato a far luce sul
complesso universo degli extracomunitari.
Guido Lombardi,
all’esordio dietro la macchina da presa, s’inserisce in questa scia ed impagina
un piccolo capolavoro e prova, senza retorica, a descrivere le sofferenze di
chi, abbagliato dall’idea di un facile guadagno, (Là-bas ,
come recita il titolo del film, significa in francese,
“lì, laggiù”) sbarca nel Belpaese e deve fare i conti con la fame, la solitudine
ed i soprusi dei bianchi. Il regista prende spunto da un evento realmente
accaduto nel settembre
2008 a Castelvolturno (la strage
di sei extracomunitari per mano del clan dei Casalesi) ed impagina una storia,
toccante e commovente, vista con gli occhi dello smarrito e spaesato Yssouf,
animo sensibile d’artista, innamorato della sensuale Saud (Esther
Elisha), una prostituta che vorrebbe strappare dalle
grinfie dei suoi sfruttatori. Intrappolato in una storia più grande di lui,
Yssouf finirà per perdersi e per scontrarsi con una realtà dura e feroce che non
fa sconti a nessuno. Un film
coraggioso, non solo per il tema trattato, ma soprattutto per la scelta del
regista di far esprimere in inglese, in francese o nella
lingua originale i diversi protagonisti della vicenda e di far ricorso ai
sottotitoli per rendere fruibile i dialoghi, tesi e pulsanti. Ma forse la
scommessa vincente di Lombardi non è solo nel ritmo elettrico e sincopato
impresso alla vicenda ma nell’aver saputo raccontare una storia con gli occhi di
Yssouf e non con quelli di un osservatore bianco. Meritatamente premiato a
Venezia e candidato al David di Donatello ed ai Nastri d’argento come miglior
regista esordiente.
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