I lunedì al sole (Las
lunes al sol)
di
Fernando León de Aranoa con con
Javier Bardem,
Luis Tosar,
José Ángel Egido, Celso Bugallo, Nieve de Medina, Joaquin Climent
–Francia, Spagna, Italia – 2003 – Durata
Sono trascorsi cinque anni da quando a Gijòn, in Galizia, il cantiere navale ha chiuso. Da allora Santa (Javier Bardem), José (Luis Tosar), Paolino (José Ángel Egido) e Amador (Celso Bugallo) trascorrono stancamente le giornate nel bar di Rico (Joaquin Climent), un operaio che un tempo lavorava insieme a loro. Santa, rabbioso, sprezzante e spigoloso ogni giorno di più, accusato di aver rotto un lampione durante le giornate di lotte, deve dare ottomila peseta ai padroni che l’hanno licenziato; Josè, dopo aver subito l’ennesima umiliazione dalla banca che gli ha rifiutato un prestito, si rifugia, regressivamente, tra le braccia di sua moglie Ana (Nieve de Medina) che però non l’ama più e vorrebbe fuggire con un altro uomo; Lino, avendo compreso di essere troppo vecchio per superare i colloqui di lavoro, si tinge, invano, i capelli per nascondere quelli bianchi; Amador, abbandonato dalla moglie, affonda sempre più la propria disperazione nell’alcol. Trafitti dall’inerzia, disillusi, disincantati ed incapaci di sperare che qualcosa di positivo possa accadere nella loro vita, si sorreggono l’uno all’altro, nutrendosi della nostalgia per le lotte spese contro il padrone, in difesa del posto di lavoro. E proprio quando anche gli ultimi sogni sembrano volati via, insieme ritrovano la voglia di concedersi un’altra botta di vita. Piccolo capolavoro, osannato in patria che, senza retorica, rinnova i fasti della tradizione del miglior cinema politico europeo. Il film si apre con gli operai del cantiere che per lottare contro i licenziamenti, innalzano delle barricate e danno fuoco a dei copertoni e la polizia, in assetto di guerra, che risponde, lanciando lacrimogeni ed arrestando qualche manifestante. Ci si aspetterebbe da quest’inizio un film aspro, duro, tagliente ma la struggente musica in sottofondo, firmata da Lucio Godoy, ci fa immediatamente intendere che ci troviamo di fronte da una pellicola che, con una sensibilità fuori dal comune, affronta il lacerante tema della disoccupazione. Leon de Aranoa non cede nel melodramma, alleggerisce la narrazione con delle scene irresistibilmente comiche e ci mostra come i quattro protagonisti, perduto il lavoro, finiscono, irrimediabilmente, per spegnersi, per annullarsi, fino a perdere (quasi) se stessi. Più che i dialoghi caustici ed affilati, come recita il titolo, colpisce la capacità del regista di imprimere alla narrazione un tempo sospeso nel quale galleggiano i protagonisti. Un Bardem monumentale è sorretto da un cast d’eccezione. Vincitore di cinque Goya; miglior film, miglior regista, miglior attore protagonista; vincitore a San Sebastian. Candidato all'Oscar come miglior film straniero.