La leggenda del
santo bevitore
di Ermanno Olmi
con Rutger Hauer, Anthony Quyale, Jean Maurice Chalet - It
Andreas Kartak (Rutger Hauer) un ex-minatore alcolizzato, vive sotto i ponti della Senna. Un giorno un distinto signore (Anthony Quale) gli confessa di essere devoto a Santa Teresa di Lisieux e dopo avergli regalato duecento franchi gli chiede di restituire la stessa somma, quando ne avrà la possibilità, alla Chiesa di Santa Maria di Batignolles. Andreas accetta l’offerta e s’impegna a mantenere il patto. Dopo essersi ripulito e rifocillato Andreas incontra un signore in un bar che lo paga in anticipo per un trasloco e poi Daniel (Jean Maurice Chanet) un pugile, ex vecchio compagno di scuola, che gli regala un bel vestito e gli offre la possibilità di dormire una notte in albergo. Nell’hotel Andreas conosce una prostituta che, dopo aver fatto l’amore con lui, lo ripulisce di tutti i soldi. Dopo aver incontrato la donna che un tempo aveva amato, come baciato dalla fortuna, Andreas scopre che i soldi gli piovono addosso magicamente, ogni qual volta si trova al verde. In un bistrot, dove è solito andare a bere, allucina Santa Teresa di Lisieux alla quale vuole restituire i soldi ma muore, dopo poco, serenamente, nella sacrestia della chiesa. Il film termina con una frase di Joseph Roth: “Conceda Dio a tutti noi, a noi bevitori, una morte così lieve e bella.”
Tratto da un racconto di Joseph Roth, scrittore morto alcolizzato a Parigi nel 1939, la pellicola è sospesa e trattenuta, inondata da dialoghi rarefatti e da lunghissimi silenzi.
Come immerso in una fiaba,
Andreas sembra lasciarsi travolgere dagli eventi e la sua fuga nell’alcol è
descritta in maniera eccessivamente levigata. Olmi si lascia supportare in sede
di sceneggiatura dl critico cinematografico Tullio Kezich ma il ritmo è
eccessivamente lento e l’inerzia narrativa finisce per far sbadigliare ed
appisolare lo spettatore. (Immeritato) Leone d’oro alla Mostra del cinema di
Venezia 1988. Nastro d’argento per