Le donne vere hanno le curve (Real women have curves)

di Patricia Cardoso con America Ferrera, Ingrid Oliu, Lupe Ontiveros, George Lopez - USA – 2002 - Durata 90’

 

Ana (America Ferrera) diciottenne messicana cicciottella, vive in un sobborgo di Los Angeles. Studentessa acuta e brillante, appena diplomata, è spinta dal suo professore (George Lopez) a chiedere una borsa di studio alla Columbia University di New York. La madre Carmen (Lupe Ontiveros), fedele custode delle tradizioni, è convinta che la figlia abbia troppi grilli per la testa, le rema contro ed invece di spingerla a continuare l’università le impone di aiutare economicamente la famiglia e di lavorare al suo fianco nella modesta sartoria gestita dalla figlia Estela (Ingrid Oliu). Tenace e paziente, Ana non demorde, dà una mano alla sorella e, dopo aver intrecciato una fugace relazione con un simpatico e tenero ragazzino, sul finale, vola a New York e s’iscrive alla Columbia University.

Più che puntare sulle difficoltà di integrazione di una famiglia messicana immigrata di seconda generazione negli States e di chi, pur vivendo da anni in un’altra nazione, è rimasto ancorato alle ataviche tradizioni dei propri avi, la regista colombiana, al debutto, lascia che la vicenda ruoti intorno all’ambivalente e conflittuale rapporto tra madre e figlia. Carmen è descritta come una donna che ha sempre lavorato come un mulo; dura, tagliente e squalificante, critica costantemente la figlia perché non dimagrisce, le rimprovera di non pensare al matrimonio, le rinfaccia di aver perso la verginità e di infischiarsene del danno che causerà ad Estela se partirà per l’Università. Come un disco rotto, sin dalle prime battute, parlando della figlia, ripete: “Non fa in casa le faccende domestiche, non pulisce la sua camera, non fa da cucinare, non vuole lavare i panni e crea solo un mucchio di problemi” Ana è descritta, all’opposto, come una ragazza moderna, sveglia e decisa, perfettamente inserita nel tessuto sociale e noncurante dei canoni estetici correnti. Nel corso del film (come recita il titolo del film) rivendica come scelta consapevole quella di avere qualche chilo di troppo e dichiara che un uomo deve apprezzarla non per il suo aspetto estetico ma per le sue qualità interiori. Combattuta tra il senso d’appartenenza alla propria famiglia ed il bisogno di concretizzare i propri sogni, sul finale sceglie il futuro, l’indipendenza e la libertà. Sullo sfondo la figura del padre di Ana, un silenzioso giardiniere che non soffoca la figlia e che, invece, la spinge a costruirsi un futuro migliore. La regista sceglie i ritmi della commedia e l’arricchisce con delle scene grottesche ed esilaranti; su tutte quelle che mostrano la madre di Ana che, pur di negare di essere in menopausa, è convinta di essere incinta. Tratta da un lavoro teatrale di Josefina Lopez. Vincitore del premio del pubblico al Sundance Festival.

 

 

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