La morte e la fanciulla (Death and the maiden)

 

di Roman Polanski con Sigourney Weaver, Ben Kingsley, Stuart Wilson – GB- . 1995 – Durata 103’

 

A Gerardo Escobar (Stuart. Wilson) un avvocato di successo hanno affidato il compito di presiedere una commissione che deve indagare sui crimini che, in aperta violazione dei diritti umani, alcuni civili e militari hanno commesso durante la dittatura. Lui vive con sua moglie Paulina (Sigourney Weaver)  in una villa isolata a picco su una scogliera. La sua auto ha un guasto ed il dottor Roberto Miranda (Ben Kingsley) si offre di dargli da un passaggio e lo accompagna a casa. Non appena ascolta la sua voce, Paulina è certa che il medico sia uno dei torturatori che l’hanno picchiata e violentata quindici anni prima, durante la dittatura e dopo averlo sequestrato in casa, lo lega, lo imbavaglia e lo spinge a confessare. Miranda nega con forza ogni accusa, urla la propria innocenza e ripete di non averla mai vista prima in vita sua; Gerardo teme per gli sviluppi della propria carriera politica e, sempre più convinto che sua moglie sia ormai impazzita, prende le difese dell’uomo. Pauline annoda ad uno ad uno  fili della memoria e ricorda il sorriso di Miranda, il suo odore e ripercorre con la mente le sequenze del suo doloroso e mortificante martirio. La tensione sale alle stelle; Pauline vuole uccidere il dottore ma Mirando, dopo aver continuato strenuamente a negare, cede e confessa di essere stato uno dei suoi torturatori.

Uno dei film più cupi, disperati e pessimisti di Polanski, girato tutto all’interno dell’appartamento degli Escobar ed ammantato di un’estrema ed impeccabile pulizia formale. Con maestria e lucidità per tutta la durata del film il regista lascia credere Pauline sia folle ma, sul finale, grazie alla confessione mozzafiato di Miranda, riapre drammaticamente i giochi:

Si, ti ho violentato quattordici volte, sì, mettevo la musica, ti volevo tranquillizzare. Mi sono comportato bene, all’inizio. Ho lottato duramente per non cedere. Nessuno ha lottato quanto me, sai? Io sono stato l’ultimo, ho resistito fino all’ultimo. E non ho ucciso nessuno, giuro! E ne ho salvati molti. Non ne avete idea di quanti ne ho salvati…Cominciai così…Fui contattato per questo; cercavano dottori. Mio fratello era nella polizia segreta…Mi disse che avevano bisogno di medici per evitare i decessi. Io ti ho lavata; eri piena d'escrementi. Mi hai detto: “Puliscimi” ed io ti ho lavata!Gli altri m’incitavano: “Avanti dottore, non rifiuterai una bella scopata gratis?” ed io vacillavo…Sentivo che la cosa cominciava a piacermi. Vi lasciavano, lì sdraiate, carne su un tavolo, alla luce dei neon. Tu non lo sai, a quelle stanze erano luminose. Donne che giacevano del tutto inermi. Non dovevo essere carino, non dovevo sedurle, capisci? Non avevo nessun obbligo nei loro confronti. Erano in mio potere. Potevo violarle tutte; dovevano fare e dire quello che volevo…Ero, ero curioso, era mostruosa la mia curiosità. Quanto può sopportare una donna? Cosa succede alla sua vagina dopo una scarica di corrente? Può ancora avere un orgasmo, dopo una tortura? Godevo a stare nudo; mi spogliavo con lentezza, facevo cadere i pantaloni a terra perché lo capissi da suono…Volevo che sapessi cosa stavo per fare. Ero tutto nudo, in piena luce e tu non potevi vedermi, non potevi darmi ordini. Eri mia! Vi possedevo tutte! Diventò una droga! Potevo farti male o scoprirti e tu, non potevi dirmi di no! Dovevi ringraziarmi, mi piaceva. Peccato che sia finita, è un vero peccato che sia finita,” La pellicola ha una struttura circolare e si apre e si chiude con la stessa scena; Pauline è al teatro in compagnia di suo marito e scopre che tra gli spettatori c’è Miranda. E se fosse tutto il frutto della fantasia della protagonista?  Il titolo del film rimanda al celebre Quartetto n. 14 in re minore di Schubert (La morte e la fanciulla) che Miranda metteva in sottofondo prima di violentare Pauline. Da una pièce del cileno Ariel Dorfman, mandato in esilio dopo il golpe di Pinochet del 1973.

 

 

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