La guerra di Mario di Antonio Capuano – Italia – 2005 – Durata 100’

 

Per difenderlo da abusi e maltrattamenti, Giulia (Valeria Golino) una quarantenne senza figli della media borghesia, accetta di prendere in affido Mario (Marco Greco) uno scugnizzo difficile di nove anni, cresciuto a Ponticelli, un quartiere della periferia di Napoli. L’arrivo di Mario destabilizza Sandro (Andrea Renzi) il marito di Giulia che si sente così a disagio, abbandonato e messo in disparte che torna a vivere a casa dalla madre. Giulia non impone a Mario determinate regole o codici di comportamento ma cerca, con tutti i mezzi, di intercettare il suo spigoloso mondo emotivo.  Il bambino combina qualche pasticcio di troppo ed il giudice minorile (Lucia Ragni) ed Adriana (Anita Caprioli) la psicologa che segue Mario decidono di strapparlo a Giulia e di darlo in affido ad un’altra famiglia giù costituita.

Più che una pellicola sulle eterne contraddizioni di una Napoli sanguigna, lacerata e lazzarona, il regista vuole raccontarci una travolgente storia d’amore. Il film ruvido e spiazzante ruota, infatti, intorno al disperato bisogno della protagonista di far breccia nel cuore di Mario, un bambino che le ha rapito l’anima e il cuore.

Mario è un’anima dispersa, un bambino sconfitto e disilluso che, dopo aver vissuto in una famiglia scompaginata e degradata, non coltiva più nessun sogno nel cassetto. E quando il suo amato cagnolino Mimmo, verrà investito da un’auto, il mondo gli crollerà addosso e per non sentire il dolore attraverserà, di corsa ed ad occhi chiusi, una strada ad alta intensità di traffico.

Mario è stato già troppe volte preso a sberle troppe volte e, per sopravvivere, non gli resta che rifugiarsi, di tanto in tanto, in un proprio mondo fantastico dove incontra Schad Sky, una creatura frutto della sua fertile immaginazione.

Giulia è una donna pulsante, al cui confronto le persone che le ruotano intorno sembrano tutte statue di sale. Insegnante di storia dell’arte è elegante e sorridente ma sembra custodire nel proprio cuore antiche ferite, dolorosi inganni ed amare delusioni. Giulia non impone a Mario determinate scelte, non lo rimbrotta se il suo comportamento è dissonante da quello dei suoi compagni di classe, non gli impone i suoi ritmi ed i suoi tempi; lei è sempre lì, al suo fianco a tendergli la mano nella speranza che questo cucciolo impaurito possa far capolino, anche in punta di piedi, nel suo mondo emotivo. Invano prova a coinvolgere Sandro, a scuoterlo dal suo torpore affettivo ma, incapace di mettersi in gioco, l’uomo scapperà impaurito. Invece, di lottare al fianco di Giulia e di proporsi nei a Mario come un genitore affettivo e normativo, Sandro abbandonerà ben presto il campo e, dopo essere andato via di casa, confesserà alla moglie: “Ho un senso di inadeguatezza, mi sento confuso, offeso. Non credo di riuscire a capirlo, mi destabilizza.  Sento che è contro di me, come se stesse alzando un muro.” Capuano non cade nella trappola di indicare da che parte sono i buoni ed i cattivi, non giudica, non condanna ed i personaggi che mette in scena sono volutamente imperfetti, smarriti e sommersi da milioni di dubbi. Invano Giulia proverà a urlare ai quattro venti che Mario sta trovando un suo equilibrio perché ha trovato, finalmente, una vera casa e qualcuno che lo ama. E quando avrà compreso che Adriana non è sintonizzata sulla sua stessa lunghezza d’onda, a muso duro le dirà:  

“Ma cosa vi aspettavate da me? Cosa vi aspettavate che volessi fare di Mario, un soldatino obbediente, pronto a crescere telecomandato? Io preferisco la ribellione, quando la tolleranza comincia a somigliare troppo all’indifferenza. Voglio che Mario sia libero di scegliere quello che si sente di scegliere. Mario non vuole essere educato. Mario vuole essere accolto ed io ci sto provando.. Adesso faccia ciò che vuole, solo ci lasci in pace!”

Spirito ribelle ed anticonformista, Giulia lotterà fino in fondo per evitare che la madre naturale, una donna malsana ed anaffettiva, scompaia dalla vita di Mario e che lui rompi bruscamente con il proprio passato ma, quando esporrà al giudice minorile e ad Adriana le sue convinzioni, aggraverà ulteriormente la sua già precaria situazione. Come gli altri personaggi del film, alla costante ricerca della propria identità, Capuano sceglie una regia essenziale e senza fronzoli  e dosa perfettamente la narrazione arricchendola con dei momenti di rara poesia. Su tutti la scena di Mario che dedica a Giulia uno struggente componimento: “Mamma d’estate, mamma d’inverno, mamma di lunedì, mamma di martedì, mamma di mercoledì, mamma di domenica mattina, mamma di domenica sera, mamma di giorno, mamma di notte. Mamma mia come piove!” Al fianco di una ritrovata e convincente Valeria Golino, di uno smarrito e disperso Andrea Renzi, di un magnetico, tenero e disarmante Marco Grieco (per la sua intensa prova ha ricevuto una segnalazione all’ultimo Festival di Locarno) compare il vecchio” Nunzio Gallo in un piccolo cammeo.

 

dalla Rivista Psicobiettivo Gennaio- Marzo 2007

 

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