Jacknife
di David Jones
con Robert De Niro, Ed
Harris, Kathy Baker, Tom Isabell-
Joseph Megs, reduce dal Vietnam, bussa
alla porta di Dave, un ex commilitone perennemente sbronzo, ed urlando come un
matto lo invita ad andare con lui a pesca di trote. Marta la sorella di Dave
prova ad arginare lo sconosciuto che riesce a sradicare Dave dal letto ed a
portarselo con lui sul fiume. Joseph è una forza della natura e, nei giorni
successivi, torna a far visita a Dave che nega di conoscerlo e lo prende per
matto. Marta s’invaghisce di Jospeh che ricambia il suo affetto e Dave, sempre
più divorato dall’alcol, prova ad opporsi alla loro fragile storia d’amore. Sul
finale Jospeh affronta Dave e lo costringe a fare i conti con il doloroso
passato che lo tormentava. Dave, Jospeh e Bob erano tre amici inseparabili che
combattevano insieme al fronte e Dave affogava nell’alcol i sensi di colpa
convinto di aver contribuito alla morte del suo amico Bob, ucciso da un
cecchino. (…)
Pellicola che affronta la dolente
sofferenza dei reduci di guerra. Il tema non è una novità al cinema e Jones lo
affronta partendo da un vertice simile a quello già proposto da
Birdy-Le ali della libertà, mettendo
al centro la medesima storia: un amico con tutte le proprie forze cerca di
aiutare un ex commilitone con la mente ridotta ad un colabrodo a ritrovare se
stesso. Rispetto al film di Alan Parker, Jones si tiene lontano dagli psichiatri
e dai manicomi ed in luogo di un soggetto in ritiro catatonico ci mostra un uomo
che cerca di guarire le cicatrici dell’anima e del corpo in un fiume di whisky.
Sin dalle prime battute Dave cerca di dimenticare gli orrori della guerra
rimanendo perennemente sbronzo. Solo sul finale il regista ci propone la scena
della morte di Bob di cui Dave si sente (erroneamente) responsabile. Per cercare
di gettarsi alle spalle i fantasmi della guerra Dave frequenta una terapia di
gruppo per ex reduci. Il regista concentra l’attenzione sui tre protagonisti,
regalando loro una pulsante umanità: Marta ha sacrificato la vita per accudire,
in silenzio ed amorevolmente, i familiari; Jospeh ha provato a gettare alle
spalle gli orrori della guerra ma è costretto a tirare avanti sputando sangue su
un camion lercio e spompato; Dave non sa darsi pace e cerca se stesso sul fondo
di una bottiglia. Il finale è ben dosato e la tensione esplode senza rompere gli
argini. (…)
Stralcio da “Vero come una finzione” Springer Editore – 2009 di Matteo Balestrieri, Stefano Caracciolo, Riccardo Dalle Luche, Paolo Iazzetta, Ignazio Senatore