Into Paradiso
Il cinema, si sa, è fatto di facce. C’è chi deve la propria fortuna al proprio viso buffo, asimmetrico ed irregolare, chi punta sui propri zigomi arcuati, lo sguardo aquilino e la mascella squadrata, chi, fa leva su quell’espressione ironica e simpatica, da guascone impenitente. Fronte spaziosa, occhi vigili e attenti, sorriso ironico, beffardo e sornione, Peppe Servillo è uno di quegli attori che, come un abile artigiano, ha lavorato, nel corso del tempo, sulla propria “faccia”, rendendola, pellicola dopo pellicola, sempre più duttile, intensa e malleabile.
Che avesse stoffa da grande attore lo si intuiva già da come, sul palco, interpretava personalizzandole, le canzoni composte con gli altri componenti degli Avion Travel Inevitabile, quindi, il salto al grande schermo che avviene, nel 2001, con una particina in Domenica di Wilma Labate, un film pulsante ambientato nelle viscere ribollenti di Napoli.
L’anno dopo, con un
interpretazione sospesa tra l’onirico ed il surreale, Servillo si conferma
ne La felicità
non costa niente di Mimmo Calopresti,
nel ruolo di un operaio morto in un incidente in un cantiere edile.
Nel 2007 è in Lascia
perdere, Johnny! di
Fabrizio Bentivoglio nei panni di un
simpatico “crooner” e lo scorso anno è tra gli interpreti del film corale
Passione di
John Turturro. La sua ultima fatica è
Into Paradiso,
opera prima di Paola Randi, in sala l’11 febbraio, dove interpreta
Vincenzo Cacace, un emergente politico
faccendiere, colluso con la camorra. Una
favola ironica che lambisce con leggerezza
e disincanto i temi della disoccupazione e dell’integrazione razziale. e che
ruota intorno
Alfonso
uno scienziato napoletano, timido e impacciato, che ha appena perso il lavoro e
che s’imbatterà in Gayan
un ex campione di cricket cingalese squattrinato, appena
arrivato a Napoli.
Stralcio dall’articolo pubblicato su Il Corriere del Mezzogiorno – 2-02-2011