Intervista a Marco
Bellocchio
Non usa il computer, non naviga in Internet, non tifa per nessuna squadra di calcio. Rigoroso, attento, riservato, Marco Bellocchio, con “Vincere”, la sua ultima pellicola sull’infelice e disperato amore tra Ida Dalser e Mussolini, interpretato da una straordinaria ed intensa Giovanna Mezzogiorno e da un convincente Filippo Timi. Snobbata al Festival del cinema di Venezia, sta facendo all’estero incetta di premi.
“La domanda che ricorre di più frequentemente quando vado fuori l’Italia, afferma Bellocchio, è sempre la stessa. Ci sono delle analogie con l’Italia di oggi ma non avevo lo scopo di parlare di Berlusconi. Mussolini è stato il primo uomo politico che ha compreso la potenza dell’immagine ed è stato imitato successivamente da Lenin, Hilter e Stalin. Nell’epoca odierna non ci sono più i partiti come negli Anni Quaranta, non c’è bisogno della dittatura; allora la piccola borghesia era spaventata dai bolscevichi e dalla lotta di classe. Berlusconi dispone di televisioni e di giornali ma ci sono delle trasmissioni televisive o dei partiti che lo contestano. E poi se fai un film a tesi è impresa fallimentare di partenza.”
Sul perché la storia di Ida Dalser sia rimasta sconosciuta all’opinione pubblica per così tanto tempo, Bellocchio offre una convincente spiegazione:
“Perché le altre donne ed amanti di Mussolini sono state più importanti da un punto di vista politico. La storia di Ida era una storia privata e meno importante per gli storici. Quando ho scoperto questa storia mi ha sconvolto la vicenda di questa donna tenace che rifiuta ogni compromesso, in un contesto storico estremamente interessante e che era freneticamente in movimento, con il mito della velocità e con l’esplosione delle avanguardie artistiche come il cubismo ed il futurismo. Ho scelto un filo che seguisse il giovane Mussolini, mostrato con cinismo estremo e come un uomo che è andato avanti per la sua strada. Nel film Mussolini dice una frase che è centrale per comprendere il suo personaggio: “Ho capito che se avessi fatto lo scrittore o il musicista sarei stato un mediocre ma io voglio andare avanti.” Anche nelle scene d’amore è distante, è sempre presente a se stesso; lui guarda sempre il proprio avvenire come se il rapporto amoroso fosse secondario.”
Per quanto riguarda la scelta degli attori, afferma:
“Per Timi non ci sono stati problemi anche perché la sua somiglianza con il giovane duce era evidente. Per Giovanna è andata diversamente perché il personaggio era scandito su più anni e si pensava all’idea che dovessero essere due attrici differenti negli anni. Mi ha colpito il carattere tenace di Giovanna ed ho pensato che fosse perfetta per il suo sguardo, per la sua generosità."
Dal 1965, anno nel quale ha esordito al cinema con il fulminante “I pugni in tasca”, molti scenari sono mutati.
“Da allora è cambiato tutto”, afferma con un sorriso ironico Bellocchio: “Il cinema allora era popolare , aveva una diffusione, un’importanza. C’era la televisione ma erano due cose separate e la televisione non era giunta ai livelli vincenti di pre-potenza dei giorni nostri.”
Sul suo prossimo film annunciato che dovrebbe vertere sul caso Englaro, sembra prendere un po’ le distanze:
“E’ un progetto che non mi è ancora chiaro. Mi ha colpito però
quest’uomo che in uno stato dove la parola “legge” non ha più alcun significato,
ha sempre pronunciato l’espressione “nel rispetto della legge”. Mi aveva colpito
l’idea della costrizione alla cura del medico così violenta in un caso in cui
non c’era più speranza. Poi c’è stato qualcuno che ha detto addirittura che
Dopo aver lanciato i propri strali contro la disfunzione e la vischiosità di certi gruppi familiari, la rigidità dell’istituzione militare, l’appiattimento e l’omologazione dei media, Bellocchio in diversi film ha scoperto i nervi dello spettatore, puntando il dito contro la cecità ed il bigottismo di certi ambienti religiosi:
“Sono per l’abolizione dell’insegnamento della religione nelle le scuole perché non è orientata alla conoscenza di tutte le religioni. Certo non ti insegnano come la catechismo le preghiere ma la marca è quella cattolica. Non per fare una crociata laica ma mia figlia non frequentando l’ora di religione non può acquisire dei crediti ed è svantaggiata. La scuola dovrebbe prevedere dei crediti alternativi ma non li istituisce.”
Articolo pubblicato su EPOLIS 10.11.2009