"Intanto
vorrei dirti che io mi considero uno spettatore "psicolabile", di
quelli di cui tu parli anche tu (regressione, proiezione ed identificazione...).
Io soffro specialmente di identificazione nonostante sia da più da cinquanta
anni che vada al cinema...Tendo a deprimersi se vedo una storia melanconica e
tendo ad esaltarmi se vedo un western con Clint, Stallone...Quindi mi
preoccupava il titolo del tuo libro perché non credevo tanto al cinema come
terapia e credo che non ci credi neanche tu...Il tuo libro parte dallo studioso
americano Salomon di Pittsburg...Mi ha colpito Pittsburg, la città de "Il
cacciatore", film di trip di "essere altrove", film
interpretabile anche come un sogno, una sbronza di amici che non si sono mai
mossi da Pittsburg...Dopo ho iniziato a leggere il libro e non era quello che mi
aspettavo perché procedi per associazioni, con un ragionamento vicino alla
"schizofrenia" e procedi per associazioni e spiazzamenti
continui...Per esempio c'è un capitolo che mi ha colpito su "Cinema e
famiglia". Uno si aspetta che parti da "Il padre della sposa" e
finisci con "Kramer contro Kramer" e invece... i due poli che scegli
sono due titoli "Taxi driver" e "Blade runner"..."Taxi
driver" come negazione, la famiglia inesistente, la famiglia negata (De
Niro è uno di quei tanti eroi che non si sa come sono nati e come sono venuti
al mondo e non hanno un confronto diretto con figure materne e paterne...) e
"Blade runner" , i ricordi indotti che forse non erano i suoi...Questo
approccio è molto originale, anche perché parli anche di Bellocchio de
"Il nome del padre" e dei temi più classici ma sempre con questa
fantasia e con questo occhio che tende a deviare...Ovviamente accumuli i tuoi
ricordi di spettatore che non sono i miei...Il tuo metodo di raccolta é il
metodo di ricordare molto (anche con citazioni testuali precise) i film che ti
hanno colpito ed appassionato...Tu dividi il tuo ragionamento partendo da
"Specchio delle mie trame...) e poi procedi via via, in maniera singolare.
C'è un capitolo sul cibo e giochi molto con i titoli "Pane amore e
psichiatria" ma questo gioco è anche un modo di leggere il cinema...Questo
libro mi sembra più le tue memorie di spettatore e il tuo modo di amare il
cinema...Ci
sono dei romanzi americani sulle memorie dello spettatore al cinema...C'è un
libro che amavo molto "L'uomo che andava al cinema" che a memoria
diceva: "C'è gente che si ricorda che è andato sul Partenone o di quella
volta che andò al Central Park ed incontrò una ragazza...Anch'io ho incontrato
una ragazza al Central Park ma non mi ricordo nulla...Ricordo, invece, di John
Wayne che cade nella polvere e spara in "Ombre rosse" e mi ricordo del
gattino ne "Il terzo Uomo" di Orson Welles che sta nel portone della
buia Vienna...Come ti dicevo, avendo passato metà della mia vita in una sala
buia, credo, che non so se la funzione del cinema sia curativa o peggiorativa ma
certamente è una funzione fondamentale dell'uomo che guarda e che tende ad
essere altrove. Con
te condivido l'amore per il noir, per l'espressionismo tedesco...Ho apprezzato
il modo con cui tu hai sdrammatizzato alcuni temi come quelli dell'alcolismo, il
capitolo sui dottori ed il fatto che hai aperto il capitolo con quella citazione
di Totò tratta da Totò Diabolicus...Hai poi analizzato il tema della
seduzione, partendo dal film "Don Juan de Marco"...con dei riferimenti
a Truffaut de "L'uomo che amava le donne". Ma se penso al Don
Giovanni, non penso a Losey o a Mozart ma ad Errol Flynn, ad un film degli Anni
Quaranta, più plebeo e spadaccino che, credo di aver visto quando avevo sei,
sette anni....Ecco nella mia memoria di spettatore "psicolabile" e
fragile, mi sento "eroico e baldanzoso"...In questo senso, non so se
questa visione infantile mi ha aiutato a diventare grande o mi abbia fatto
regredire....Senz'altro non credo che la terapia sia il film scelto in copertina
(La stanza del figlio N.d.R) ma credo più a Charles Bronson
"Armonica" che suona in attesa che arrivi Henry Fonda in "C'era
una volta il West" o "Il generale Custer".Una
critica al libro? Hai
scarsa memoria verso il cinema d'avventura, epico e western..."
Firenze 3 giugno 2002
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