Intervista a Carlo Vanzina
Non era facile raccogliere l’eredità di Stefano Vanzina, in arte Steno, un regista che ha contribuito a rendere ancor più popolare la “commedia all’italiana” e che nella sua lunga carriera ha diretto dei mostri scari come Totò, Aldo Fabrizi, Alberto Sordi ed attori cari al pubblico nostrano come Diego Abatantuono, Enrico Montesano, Gigi Proietti, Lando Buzzanca e Renato Pozzetto. Carlo ed Enrico Vanzina hanno proseguito con passione ed ostinazione le orme paterne, firmando pellicole come Sapore di mare, Eccezzziunale… veramente, Yuppies, fino ai recenti Le barzellette Olè, Matrimonio alle Bahamas che hanno sbancato al botteghino. Un anno dopo il fortunato Un estate al mare, i fratelli Vanzina ripropongono la stessa formula vincente e firmano Un estate ai Caraibi che s’avvale di un irresistibile cast; Carlo Buccirosso, Gigi Proietti, Biagio Izzo, Enrico Bertolino, Paolo Conticini, Enrico Brignano, Maurizio Mattioli, Alena Seredova e Martina Stella. La pellicola narra le vicende di un bancario napoletano ipocondriaco a cui gli diagnosticano un’inguaribile malattia, di un dentista, sposato con una moglie gelosissima che no riesce ad incontrarsi con la sua amante, di un palazzinaro, di un D.J, di una persona indebitata per gioco.
“Questo “cine-ombrellone”, come lo definisce lo stesso Carlo Vanzina, s’inserisce nel solco della tradizione dei nostri precedenti film e vuole essere un appuntamento che riteniamo divertente e che ha l’ambizione di divertire il pubblico. Un estate al mare era una pellicola decisa all’ultimo momento, fu un po’ improvvisata. Un estate ai Caraibi è invece un film più compiuto e c’è maggiore intreccio narrativo. Del resto la commedia getta una luce medianica che anticipa i tempi ed involontariamente, anche se fa ridere, tocca la sfera della crisi economica, dei soldi che vengono portati in nero all’estero, fornendo così un ritratto curioso di quella che è la società di oggi”
A chi lo accusa di sformare solo commedie nazional-popolari e di aver dato la stura ai tanto vituperati cine-panettoni, Vanzina rispedisce le critiche al mittente e ricorda che, nel corso della sua lunga carriera, ha fatto diverse incursioni nei generi. Ed a chi gli chiede se, dopo il travolgente Febbre da cavallo 2 La mandrakata, remake del cult-movie diretto nel 1976 dal padre, ha intenzione di ripetere la stessa operazione, risponde:
“Sarebbe bello ma è tutto una questione di diritti. Delle pellicole di mio padre adoro Un americano a Roma, La polizia ringrazia e Guardie e ladri”.
Articolo pubblicato su EPOLIS 10.6.2009