L’insolito caso di Mr. Hire di Patrice Leconte - Francia -1989
"La mia avidità di guardare è tale
che i miei occhi finiranno per consumarsi e quest'usura delle pupille sarà la
malattia che mi porterà a morire. Una notte guarderò così fissamente nel buio
che ci finirò dentro. (Michelangelo Antonioni)
“La scopofilia comincia a partire
dall'osservazione del movimento dell'oggetto spiato. (...) Lo scopofilo non spia
soltanto ciò che è proibito ma anche ciò che è sconosciuto; in altri termini, la
scopofilia ha bisogno di scoprire l'ignoto." (Da "L'uomo che guarda" di
Alberto Moravia)
Schivo, taciturno e sempre rannicchiato
in se stesso Monsieur Hire (Michel
Blanc) conduce una vita riservata, in un anonimo condominio di una cittadina
francese. Solo e senza amici,
la sera dopo aver lavorato nella sua
piccola sartoria rientra a casa e spia nel buio Alice (Sandrine
Bonnaire), la sua bella ed inquieta dirimpettaia. Una donna viene assassinata ed
i sospetti della polizia ricadono su di lui. Hire sa che il delitto è stato
compiuto da Emile (Luc Thuiller) il fidanzato di Alice, ma tace, nel timore che
la sua amata possa essere accusata di complicità. La ragazza comprende che Hire
è uno scomodo testimone, inizia a ronzargli intorno e lo smaschera, rivelandogli
che ha scoperto che ogni sera la spia dalla sua finestra. La polizia brancola
nel buio ed Hire, in cambio del proprio silenzio, propone ad Alice di andare a
vivere con lui in Svizzera Lei accetta ma l’aspetterà, invano, alla stazione.
Deluso e con il cuore in frantumi ritorna a casa dove troverà ad attenderlo la
polizia; Alice lo ha incastrato nascondendo la borsetta della vittima
nell’armadio di casa sua.. Per sfuggire alla cattura, Hire si arrampica sui
tetti e muore, precipitando nel vuoto.
Chi è veramente questo personaggio dal
pallore cereo e cadaverico, bassino e del tutto ordinario che si aggira sulla
scena: un voyeur che si eccita nello spiare, al buio, i movimenti della
dirimpettaia od un uomo alla ricerca disperata d’affetti e tenerezza?
Leconte, uno dei più sensibili cantori
dell’animo umano, traspone fedelmente sullo schermo
il romanzo “Il fidanzamento di Mr Hire”, scritto da Georges Simenon.nel
1933 e tradotto successivamente sullo schermo nel 1946 da Julien Duvivier: con
il suo impareggiabile Panico (Panique). Rispetto al testo originario dello
scrittore belga ed al film di Duvivier, il regista dona ad Hire un aspetto più
fragile ed indifeso e soprattutto depura al massimo gli aspetti erotici della
vicenda non concedendo al tenero e sconsolato protagonista neanche la felicità
di scambiarsi con Alice un timido bacio.
Il film, sospeso, poetico e melanconico,
è immerso in un’atmosfera impalpabile
ed impreziosito da frasi sommesse e
trattenute. Ma il fascino del film risiede sopratutto negli sguardi; non
solo quelli dal sapore voyeuristico che Hire rivolge dal buio della sua stanza
verso l’appartamento di Alice ma quelli che le lancia, per tutto il film, alla
ricerca di un’impossibile reverie.
A differenza degli altri insolenti
guardoni che hanno popolato la storia del cinema ("Omicidio a luci rosse",
"Sesso, bugie e videotape", “L’uomo che guarda”)
Hire è un uomo costretto a rubare un amore
che, da sempre gli è stato negato per il suo aspetto fisico. Eppure il suo
sguardo è candido e puro e lui non scruta Alice per ricavarne un piacere
sessuale ma solo per cercare di stabilire un flebile e fugace contatto emotivo
con lei. In un dialogo struggente Hire, a bassa voce, le confesserà:
“Ci sono dei giorni in cui comincio a piangere da solo in casa, senza poter
smettere…Non l'ho mai detto a nessuno Da quando lei è venuta a vivere di fronte,
tutto è cambiato...La prima volta l'ho vista per caso, poi non ho più potuto
staccare gli occhi da quella finestra. E se non faccio più l'amore con queste
ragazze è perché sono innamorato di lei. Io l'amo Alice...”
E quando Hire scoprirà che lei l’ha
tradito non proverà rabbia nei suoi confronti e prima di scappare, si congeda,
dicendole:
"Le sembrerà ridicolo Alice, ma non
riesco egualmente ad avercela con lei. Sono solo triste da morire. Ma non fa
niente. Lei mi ha donato la gioia più grande della mia vita."
Leconte dosa perfettamente i tempi delle narrazione ed al tenero e smarrito
protagonista contrappone Alice, una delle creature più algide mai apparse sullo
schermo, moderna dark-lady, con il cuore arido ed impagliato, che pur di salvare
il suo Emile, accuserà Hire senza
provare il minimo rimorso. Film sull’inaccessibilità di certi sentimenti e
sull’illusione che lo sguardo possa (da solo) riempire (e nutrire) il cuore di
un innamorato. Splendido l’arrangiamento del Quartetto in sol min. op. 25
di Brahms. Da sottolineare come il titolo in italiano genera confusione; in
luogo del più semplice Monsieur, è stato imposto un confusivo Mr. Per chi
è così timido che può toccare le donne solo con gli occhi. Per chi nella paura
di essere respinto non si dà il permesso di amare.
Tenero, delicato, commovente, un film che
travolge l’anima dello spettatore.. Non averlo mai visto;un vero delitto.
Recensione pubblicata sulla Rivista "Eidos- Cinema, Psiche ed arti visive" Numero 8