Incompreso - Vita col figlio

di Luigi Comencini con Anthony Quayle, Stefano Colagrande, Simone Giannozzi, John Sharp - Italia – 1966 – Durata 105’

 

Alla  morte della moglie, Duncombe (Anthony Quale), console britannico a Firenze, deve prendersi cura dei figli Andrea (Stefano Colagrande) di otto e Milo (Simone Giannozzi) di quattro anni. Gli impegni di lavoro lo spingono a stare spesso fuori casa ed i due piccoli sono allevati da una rigida ed odiosa governante. Duncombe non ha occhi che per il piccolo Milo ed Andrea, sentendosi escluso, si rinchiude sempre più in se stesso. Sempre più infelice trascorre le giornate da solo ed un giorno s’inerpica su un ramo, precipita al suolo e, dopo aver riportato una grave lesione alla colonna vertebrale, muore.

Melodramma lacrimevole che ha il pregio di sondare i difficili rapporti tra un padre assente, taciturno ed anaffettivo ed un figlio che cerca, invano, di catturare il suo affetto. Precocemente adultizzato, Andrea è perennemente colpevolizzato e ritenuto responsabile perfino di un banale malanno accorso al pestifero ed indisponente Milo. Soltanto lo zio Will (John Sharp) sembra prendersi cura di lui e cerca (invano) di spingere il padre a mostrarsi più affettuoso ed indulgente nei confronti di Andrea. Nelle ultime battute del film, prima del tragico epilogo, il console tardivamente si pente ed a Will confessa: “Ho sbagliato tutto. Credevo che fosse invulnerabile ed invece era lui il più debole. Ed ora è lui che mi giudica; crede che io non gli abbia mai voluto bene. Non può andarsene così senza che io gli abbia parlato. Ha così pochi momenti di lucidità.”. Prima di esalare l’ultimo respiro, il padre legge ad Andrea un suo tema che il figlio non è riuscito a completare, dal titolo: “Il mio migliore amico” che recita “Il mio miglior amico è mio padre. Oltre che padre e figlio siamo molto amici e la nostra amicizia si basa su tante cose; per esempio giochiamo spesso insieme e tra noi non c’è mai nessun segreto. Se qualche volta io mi sento un po’ triste, lui mi capisce a volo e mi bacia e mi dice…”  E quando gli chiede perché non l’ha finito, con candore, Andrea gli risponde: “Tu non mi dici mai niente”.  Sul finale il regista punta spudoratamente ai fazzoletti e mostra Andrea, ormai paralizzato a letto, sotto una tenda ad ossigeno che cerca un improbabile conforto nel ritratto della madre defunta. Paradossale la scelta di aggiungere “Vita con padre” nel titolo del film. Dal romanzo di Florence Montgomery. David di Donatello nel 1967 per la miglior regia a Luigi Comencini. David speciale a Simone Giannozzi e Stefan Colagrande. Remake dal titolo “Incompreso. L’ultimo sole d’estate”, diretto nel 1984 da Jerry Schatzberg.

 

 

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