In the
mood for love"
"Fu un momento imbarazzante... Lei se ne
stava timida, a testa bassa, per dargli l'occasione di avvicinarsi ma lui non
poteva, non aveva il coraggio. Allora lei si voltò e se ne andò via."
C'è già tutto il film in questa scritta
che compare nei titoli di testa e commentata da una soave voce femminile fuori
campo. Su Li-zhen (Maggie Cheung) è un’impiegata per una ditta d’esportazioni e
Chow Mo-wan (Tony Leung) un giornalista. I loro coniugi sono per lungi periodi
in viaggio d’affari ed entrambi, vivendo porta a porta, in una pensioncina di
Hong- Kong, iniziano a frequentarsi sempre più. Una cravatta ed una borsetta ed
altri piccoli indizi rivelano ai due che i loro coniugi sono amanti…E’ l’incipit
del film da cui si dipana tutto il resto della trama.
Film sugli amori che solo se inappagati
sembrano più veri, sul desiderio di desiderare ma soprattutto (ed in primo
luogo) sul desiderio di essere desiderato dall’altro. Film sulla rinuncia
amorosa (i due più si amano e più celeranno all’altro le loro vere passioni)
sulle fugaci schermaglie di sguardi e sul darsi, in silenzio, con gli occhi più
che con la carne ed il corpo.
Wong Kar Way ammanta ancora più di
mistero la trama scegliendo di non mostrare mai sullo schermo la coppia di
adulteri e sul finale mischia un po’ le carte, depistando un po’ lo
spettatore. Per sottolineare la tristezza che avvolge i due protagonisti, il
regista di Kong Kong utilizza le cifre stilistiche classiche del melò: la
pioggia che scende copiosa, le sigarette, fumate nervosamente dai protagonisti,
che sprigionano nuvole di fumo che s'innalzano fino al soffitto. Wong Kar Way
sembra bloccare la sua m.d.p e filma (quasi) al rallentatore alcuni passaggi
narrativi, dotandoli di una profondità espressiva senza uguali. Tranne il
finale, girato nel tempio di Angkor Wat in Cambogia, il film (ambientato in
realtà a Bangkok) si svolge tra le anguste stanzette della pensione e tra i bui
vicoli di un Hong Kong immaginaria degli Anni Sessanta.
La pellicola, carica di erotismo e di
seduzione è tutta permeata da una raffinatezza sconvolgente. Nulla è lasciato al
caso ed è curato fin nei minimi dettagli; splendidi gli abiti che indossa la
protagonista femminile (in perfetto stile Anni Sessanta) l'uso del colore,
l’utilizzo della voce fuori campo, la struggente colonna sonora arricchita da
brani di Nat King Cole (“Ojos vertes”, “Quizas, quizas”).
Anche se scandito ossessivamente per
quadri, nel film, il tempo non esiste e tutto sembra procedere lungo un asse
dove presente, passato e futuro si rincorrono e si elidono a vicenda.
L'ossessione del tempo che scorre (e che contemporaneamente appare sempre fisso
ed immobile) è rinforzata dagli orologi giganteschi appesi alle pareti. Maggie
Cheung è un mix esplosivo di magnetismo e sensualità e Tony Leung per questa
interpretazione ha vinto, meritatamente, il premio come miglior attore al
Festival di Cannes.
Da segnalare, infine, il tema musicale
di Michael Galasso, struggente e melanconico come non mai e tra i più
evocativi mai ascoltati sullo schermo. Wong Kar Way con questa opera anticipa le
tematiche presenti nelle sue successive pellicole (“
Successivamente Kar Way si accorse che
questa era l’unica storia che veramente gli interessava e l’allungò. Poco prima
che Cannes stampasse il catalogo voleva chiamarlo “Segreti” ma poi
In un’intervista sul film il regista ha
dichiarato:
“Il tempo ci priva in maniera
irrimediabile di una certa innocenza. Andiamo avanti ed, inevitabilmente, siamo
portati a guardarci indietro per constatare il cammino percorso. Cominciamo a
ricordarci di cose che avevamo sognato di fare ma che sono rimaste lettera
morta. Cominciamo a chiederci cosa sarebbe successo se avessimo preso un ‘altra
decisione quel giorno là. Rimaniamo sconvolti al pensiero di come avremmo potuto
vivere e non possiamo che avere rimpianti. Volevo che fosse come un film di
Hitchcock, dove tante cose accadono fuori allo schermo, e l’immaginazione dello
spettatore crea una specie di suspence.
Recensione pubblicata sulla Rivista "Eidos- Cinema, Psiche ed arti visive" Numero 2